sabato 28 febbraio 2009

Momento "pro loco"

Dici navigli e la gente pensa subito alla Darsena, al Naviglio Grande e a quello Pavese, ai pittori, ai locali che si somigliano tutti, ai turisti che scattano foto e ai ragazzi che fanno tardi la sera. Per me invece, il naviglio è quell'altro, quello a nord, il fratello minore.
La Martesana è una striscia d'acqua lunga quaranta chilometri, dalle rive dell'Adda fino in città. Una volta alimentava la fossa interna. Oggi scompare alla Cassina de' Pomm e continua il suo viaggio sotto Melchiorre Gioia, la cerchia dei Bastioni, Corso Lodi e poi giù, fino alla Via Emilia.
Cinque secoli e mezzo di storia. Voluta da Francesco Sforza. Costruita in poco più di vent'anni. Portava l'acqua nei campi e le merci in città. La Martesana è una macchina del tempo. Ti riporta in una Milano che non esiste più, la Milano affacciata sull'acqua, con le case basse, i ponti di pietra, gli argini in ceppo lombardo e le ringhiere di ferro battuto. Comincia con una Milano di fine ottocento, sospesa tra artigianato e rivoluzione industriale. Poi arrivano i campi, le cascine, le stalle, e Milano si riscopre agricola e contadina.
Il sole sorge poco dopo le sette. Lo vedo alzarsi in mezzo alla nebbia. Lento, rosso, magnifico. Ho le lacrime agli occhi e non capisco se sia per lo stupore, il freddo, la fatica o perché mi è appena tornata in mente una cosa. C'è ancora la brina nei campi e l'odore del letame si mischia a quello dell'acqua stagnante. In fondo a via Idro c'è il sifone che impedisce al Lambro di incrociare il canale. Un vecchio pescatore ha disposto le sue canne proprio qui, subito dopo il ponte in lamiera. Guarda il fiume e aspetta.

L'alzaia corre parallela al naviglio. Veniva usata per trainare i barconi con buoi e cavalli. Adesso si percorre a piedi o in bicicletta. Niente macchine. Ogni tanto si incontra un ciclista, uno di quelli mascherati come Pantani, oppure un pendolare in giacca e cravatta con la ventiquattrore attaccata alla ruota di dietro. Ogni tanto c'è qualcuno che corre. Ogni tanto un'oca ti taglia la strada borbottando quà quà. I germani reali planano lenti sull'acqua con le loro zampe arancioni e il collo di quell'incredibile verde cangiante. Di solito ci sono pure gli aironi, ma forse non è la stagione giusta oppure stanno ancora dormendo.

La strada attraversa i paesi e le campagne, passa in mezzo a vecchi parchi e nuovi giardini, sfiora case, chiese e mulini. In primavera ci voglio tornare con la bici, arrivare fino a Cassano d'Adda, sdraiarmi in un prato e fare un picnic. Siete tutti invitati. Questa mattina faccio solo fino a Gorgonzola e ritorno. Per domani ho già un mezzo progetto...


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35,120 km
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2 54' 00''
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12,11 km/h

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giovedì 26 febbraio 2009

Fast food love

Ieri mattina.

Io: Ciao, come stai?
Laltro: Bene. Sai, mi sono fidanzato.
Io: Noooo, davvero? Racconta. Lui com'è?
Laltro: Bello. Mi fa ridere tanto. Forse sono pure un po' innamorato.
Io: Come? Solo un po'?
Laltro: È complicato.
Io: In che senso?
Laltro: Lui è sposato e ha due figli.
Io: Ma si sta separando, vero?
Laltro: No, loro vivono in un'altra città. Lui ha uno showroom. Lavora a Milano dal lunedì al venerdì.
Io: E a te va bene? Voglio dire... loro stanno insieme... tu sei l'altro... insomma, sei il terzo, lo sarai per sempre.
Laltro: No, io sono il primo: il primo uomo.
Io: E lei è la prima donna?
Laltro: Esatto.
Io: E non ti preoccupi della sua famiglia? Li farai soffrire.
Laltro: Io non c'entro. Lui fa le sue scelte. Stiamo bene insieme. Ha detto che se voglio mi porta a Parigi, paga tutto lui.
Io: Scusa, ma per te va bene così? Lui torna a casa e fa finta che non esisti. Non ti senti male quando pensi che lui sta con lei?
Laltro: Anche io vado con gli altri.
Io: In che senso?
Laltro: Altri. Ci vado a letto. Quando lui è a casa non posso mica stare da solo e aspettarlo.
Io: E quanti sono?
Laltro: Due... tre... chi capita...
Io: E da quanto tempo state insieme tu e lui?
Laltro: Un mese. Mi ha anche regalato un servizio di piatti. Bellissimo. Di Murano.
Io: Un servizio di piatti?
Laltro: Costerà un sacco.
Io: E ti basta? Stai con uno, vai con gli altri, ti accontenti di qualche regalo costoso e va bene così? Non hai mai sognato di innamorati, di avere una storia vera? Una cosa tutta tua, da non dover fare a metà con nessuno...
Laltro: Sì, certo, quando avevo quindici anni. Adesso non credo più alle favole. Sono un finocchio, per noi le favole non valgono. Questo è il meglio che posso avere.

Caro Laltro, mi conosci abbastanza da sapere che non giudico mai le storie degli altri. Vale la regola per cui siamo liberi di fare tutto ciò che ci pare, almeno finché non violiamo la legge o non facciamo del male a nessuno. Hai ragione quando dici che lui fa le sue scelte e che tu non c'entri con ciò che succede nella sua famiglia. Magari non condivido la tua logica, ma non riesco neppure a smontarla. Se però dovessi passare da queste parti, ci sono due righe che vorrei farti leggere. Non so chi le abbia scritte e non mi ricordo dove le ho scovate, ma le condivido abbastanza.
Solo quando avrai leccato l'ultimo culo,
quando avrai succhiato l'ultimo cazzo,
quando avrai riempito l'ultimo buco,
ti accorgerai che l'amore non si ottiene scopando.
Scusa il francese. Hai ventinove anni. Puoi avere di meglio.

Distanza:
22,760 km
Tempo:
1 35' 00''
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14,37 km/h

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martedì 24 febbraio 2009

Appunti per una casa da fare

Per i primi cinque anni della mia vita non ho avuto un letto. Abitavamo in una casa minuscola. Quattro persone, una camera, la cucina e il bagno. Io e mio fratello dormivamo insieme, in un divano letto accanto alla porta. Per darci l'illusione di una stanza vera, nostro padre aveva montato un'orribile tenda da ufficio in mezzo all'ingresso. La sera tiravamo una corda e il nostro accampamento si isolava dal mondo dei grandi. Vivevamo come gli sfollati del Belice, ma era divertente. Se qualcuno l'avesse raccontato ai servizi sociali, ci avrebbero tolto ai nostri genitori e consegnato subito a una famiglia di zingari, tanto non avremmo notato la differenza. In compenso, avremmo viaggiato col circo e ci saremmo riempiti gli occhi con le meraviglie del mondo. Il divano era piccolo, a una piazza e mezzo. Con la scusa di essere più grande, mio fratello si prendeva sempre un sacco di spazio. Il materasso si piegava tre volte, era pieno di molle e bisognava essere molto stanchi per non far caso alle gobbe. Di quell'esperienza mi sono rimaste tre cose: la capacità di dormire in uno spazio minimo, il rifiuto per i materassi morbidi e una certa predisposizione a considerare i maschi come possibili compagni di letto.

Il materasso su cui dormo adesso è di lana pressata. Non è spesso più di cinque centimetri. Sotto c'è una rete d'acciaio e in mezzo un'asse di legno. XXX lo trovava sempre troppo duro. Per me non lo sarà mai abbastanza. Pare che in Europa un bambino su dieci venga concepito in un letto dell'Ikea. In effetti, sono talmente morbidi che non ci si riesce a dormire e conviene farci dell'altro. Nelle case giapponesi si trovano le washitsu, le stanze tradizionali col pavimento in tatami. I Maya dormivano su amache rigide, i fachiri sui chiodi, i marinai su brande di kapok. Metà del pianeta si accontenta di una semplice stuoia. Il letto è decisamente sopravvalutato.

Ogni volta che provo a immaginare la mia prossima casa mi accorgo di volerla piccola, essenziale e senza letto. Per dormire mi basta il pavimento. Una coperta piegata a metà è tutto il morbido che mi serve. E poi, con una stanza in meno, avete idea di quanto risparmierò sull'affitto?

By request of Mau.

Distanza:
22,673 km
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sabato 21 febbraio 2009

I love shopping con mio fratello

Uno etero e soprappeso. L'altro gay e denutrito. Bastava mescolare gli ingredienti con un po' più d'attenzione e saremmo stati i gemelli Brewer all'italiana: alti, belli e sanamente bisessuati. Ma si sa che la Natura preferisce il ruolo di matrigna a quello di madre. E così, eccoci qua, in questo tempio dell'abbigliamento sportivo. Uno che pare l'omino Michelin e l'altro il protagonista di Nightmare before Christmas. Proprio non capisco perché certa gente si ostini a regalarci vestiti. È una battaglia persa in partenza: c'è sempre qualcosa che non funziona. La manica troppo lunga. Il collo troppo stretto. Il polpaccio assassino. Il girovita abbondante. L'effetto sacco di patate. La repulsione per le zip. L'odio per il rosso. Un dettaglio o un decoro di troppo. Stavolta tocca a lui: ha ricevuto una tuta blu che nemmeno i vecchi della Baggina*. Si impone un cambio veloce, anche perché non c'è modo di infilare l'oggetto in un pacco dono per qualche lontano parente.

Io e il fraStellino siamo nati per fare acquisti insieme. Nessuno dei due è particolarmente propenso allo shopping, ma in coppia siamo imbattibili. La cosa funziona soprattutto in alcuni campi. In ambito tecnologico, ad esempio. O nel vasto mondo dell'arredamento. Ci piace toccare le cose, provarle, immaginarne usi alternativi e pericolosi. Cerchiamo subito i punti deboli. Ci esaltiamo per certe inutili raffinatezze. Confrontiamo i modelli e pensiamo a tutte le soluzioni alternative. È come quando eravamo bambini e smontavamo i giocattoli per capire come fossero fatti. O prendevamo le scatole della Lego e ne miglioravamo i progetti. Ingegneri mancati, come tutti i maschietti, o quasi.

Forse la moda non è il nostro specifico. Forse dovevamo nascere in Inghilterra, dove il massimo dell'eleganza consiste nello staccare le tende dalle finestre e buttarsele addosso come capita capita. Però, ci piacciono le sfide. Le commesse ci guardano interdette. Lui avanza come un caterpillar. Punta una maglia, poi un'altra. Si leva giacca e maglione. Io raccolgo tutto, le cose che si è tolto e quelle che vuole provare. Tre capi per volta, prego! No problem. Mentre lui resta nel camerino io faccio la spola tra gli scaffali. Inizia la caccia alla taglia perfetta. Un po' più grande. Un po' più piccola. Meno sciancrata. L'etichetta può dire quello che vuole, tanto finché non la provi non si capisce. Come se non bastasse la slim fit di Brooks Brothers, in questo negozio hanno partorito l'heritage fit che ha una vestibilità altrettanto mitologica. Ci vogliono spalle da rugbista, braccia scimmiesche e una vita degna di Rossella O'Hara dopo il passaggio di Mamy. Su di lui fa tanto insaccato. Mi dice "Provala". Dove lui la riempiva io la svuoto e viceversa. Adesso abbiamo un camerino ciascuno, uno accanto all'altro. Sei capi in tutto. Infila, esci, confronta, controlla allo specchio, sfila, scambia. "Che te ne pare?". "Mmm, non so...". Bastano le mezze frasi. Come tra Nigel e Miranda . Basta una smorfia e ci siamo capiti. Due ore e duecento prove più tardi, la tuta si trasforma in una felpa, due magliette e tre paia di calze.

Sophie Kinsella non è degna di allacciarci le scarpe.

Gli scatti di Derek e Keith per Bruce Weber sono da antologia. Li trovate con qualsiasi motore di ricerca. Non metto un link altrimenti quelli di blogspot mi bannano a vita.

(*) NdB Baggina: noto carcere destinato alla segregazione dei milanesi anziani.


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28,090 km
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2 19' 00''
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venerdì 20 febbraio 2009

E' Cooper?

Per la serie "i giochi dell'adolescenza". Segnalato da Cooper, si chiama Who's Naked.

Questo blog rinuncia alla sua credibilità per il resto del giorno.

E' Robert?


Per la serie "i giochi dell'infanzia" (sembro Apo). Solo che a me è toccato farlo con 600 immagini. E domani ci avrei anche scritto un bel post, ma qualcuno ha deciso di rovinarmi tutto!

giovedì 19 febbraio 2009

MySky, My Life!

Ogni volta che provo a immaginare la mia prossima casa mi accorgo di avere solo due punti fissi. [1] non ci sarà il letto. [2] non importa come sarà il televisore: se non c'è il MySky, io non trasloco. Del letto parleremo un'altra volta. E non venitemi a dire che senza un giaciglio non troverò mai uno straccio d'uomo. L'hanno scritto anche sull'ultimo numero di Glamour: per conoscersi in senso biblico basta il pavimento (in alternativa, ci sarebbero pure il tavolo, la porta del frigo e il box doccia). Del MySky, invece, parliamo adesso. È un oggetto di rara bruttezza. Troppo bianco. Troppo largo. Troppo stondato. Starebbe male persino in uno studio dentistico, figuriamoci in soggiorno. Ricorda il sedere di un minipony (con i pulsanti al posto di stelle e cuoricini). Non provate a usarlo senza telecomando perché è più facile convincere una capra a fare le uova. Ma non importa. Appena comincerete a giocarci sul serio non farete più caso ai suoi piccoli difetti. La vostra vita cambierà e il mondo comincerà a sorridervi. Non perderete più un episodio di Enterprise, nemmeno se va in onda su Jimmy in una fascia oraria frequentata dai vampiri. Non sarete più costretti a scegliere tra le ricette di Simone Rugiati e l'omaggio a Kieślowski: salverete entrambi e, nel frattempo, guarderete di nuovo quel documentario sui minatori gallesi che vi mette sempre di buon umore. Volerete veloci sulla pubblicità. Risponderete al telefono senza sbuffare, tanto si può mettere in pausa. Diventerete degli uomini (o delle donne) migliori: più tranquilli, più sereni, più soddisfatti, più informati. Non perderete più una parola, un dettaglio, un particolare insignificante. Riuscirete a ripetere la sequenza rewind, stop e play senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo. MySky diventerà la vostra droga, il vostro credo. Sarete talmente assuefatti alle sue magie che non distinguerete più la realtà dalla fantasia. Cercherete di stoppare l'amico che sta per darvi una brutta notizia. Proverete a riavvolgere ogni volta che vi troverete in una situazione poco chiara. Sarete pronti a pagare pur di fare fast forward sull'ennesimo aneddoto giovanile di vostro padre. E cercherete subito il tasto rosso (quello che memorizza anche le cose già viste ma non registrate) quando Vassilis, col suo sorriso greco, la pelle olivastra, la barba scolpita e l'orecchino di diamanti, si avvicinerà al vostro tapis roulant dicendo "Corri, corri: tanto non mi scappi". Non perché vogliate accettare l'invito, ma solo per il gusto della moviola.

Per poco non inciampavo.

Qualcuno regali un MySky anche a Monica perché mi correva accanto e non si è accorta di nulla.

Distanza:
22,653 km
Tempo:
1 35' 00''
Velocità media:
14,31 km/h

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1.459,743
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2.424,711

martedì 17 febbraio 2009

Io, Luca e la sua lei

Viviamo in una società profondamente misogina. Sono due mesi che sento parlare dell'amico di Povia, della sua mamma oppressiva, del padre assente, dell'uomo più grande di lui, di finte malattie e di presunte guarigioni. Va bene. L'abbiamo capito: Luca era gay. Adesso non più. Conosco interisti che una volta si dicevano juventini. Si cambia. Capita: facciamocene una ragione.

Due mesi di delirio mediatico e non c'è uno che abbia parlato di lei, dell'altra metà del cielo. Non sappiamo neppure il suo nome. Chi è? Come è arrivata a quella maledetta festa? Sapeva di Luca o l'ha scoperto in seguito? È alta, bassa, magra, grassa, giovane o vecchia? Voi come ve l'immaginate? Sarà una sgualdrina tutte curve o una di quelle santarelline dall'aria dimessa? Cosa ha trovato in quest'uomo? Si è veramente innamorata di lui o crede che le sia stata affidata una missione, come a Giovanna d'Arco? La notte dorme sonni tranquilli oppure si sveglia ogni ora con l'incubo che lui abbia cambiato idea? Quando fanno l'amore, non le viene mai il dubbio che l'altro fosse più bravo di lei? E come ha preso questa storia della canzone? Siamo sicuri che le faccia piacere? Perché non so come la pensiate, ma se qualcuno dovesse scrivere una canzone sull'uomo che amo preferirei si parlasse soltanto di me e non di chi mi ha preceduto.

Questa sera comincia il Festival di Sanremo. Finalmente. Così potremo ascoltare il pensiero di Povia e smetteremo di parlarne a sproposito. E no, non penso che siano solo canzonette ma su questa s'è già detto più del necessario. Per quanto mi riguarda, non sono gay perché sono malato o perché i miei genitori mi hanno incasinato la vita quando ero piccolo. Sono gay perché so di poter amare un uomo e la cosa non mi spaventa.

Distanza:
22,553 km
Tempo:
1 35' 00''
Velocità media:
14,24 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.449,965
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.412,184

domenica 15 febbraio 2009

La bussola

Sono l'unico che certe mattine si sveglia con le idee un po' confuse e la testa piena di domande inutili? Roba assurda, metafisica, tipo chi sono? dove sto andando? perché? con chi? e -soprattutto- come si spegne questa vocina che mi ronza nell'orecchio? No, non sono nel mezzo di una crisi mistica. E non sono reduce da una degustazione di peyote insieme al Brucaliffo. Al massimo avrò bevuto qualche tazza di cioccolata. Comunque, non è nulla di grave, di solito passa dopo qualche secondo. L'unico effetto collaterale è che resto un po' catatonico e comincio a fare le cose in maniera meccanica, senza pensarci, solo perché devo. Mi vesto, mangio, infilo le scarpe e mi metto a correre. Non so dove vado. Non sono io a decidere. È come se ci fosse una bussola che continua a girare e a dirmi dove andare. I piedi partono e io li seguo. Non importa dove, purché vadano avanti. La cosa strana è che funziona sempre. Finisco in una strada dove non sono mai stato o scopro qualcosa che non ho mai visto o arrivo in uno di quei posti where the streets have no name e la città diventa campagna. E questo mi mette di ottimo umore. Certe volte, però, la bussola sconfina nel paranormale. Questa mattina stavo pensando a un amico e che succede? Mi ritrovo davanti allo Sporting di MilanoDue e lui è là che porta i bimbi in piscina. Gaudio e giubilo (ma anche stregoneria e poteri occulti).

Quindici mezze maratone in cinque settimane: se continua così vinco un biglietto di sola andata per Arkham.


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Distanza:
29,080 km
Tempo:
2 24' 00''
Velocità media:
12,12 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.456,472
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.399,754

giovedì 12 febbraio 2009

Non si piange sul latte versato

Niente lacrime. Fino all'ultimo ho tifato per James Franco. Patetico (io). Freddo (il film).
Distanza:
22,350 km
Tempo:
1 35' 00''
Velocità media:
14,12 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.476,163
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.380,793

martedì 10 febbraio 2009

Adieu et bonne chance

Inizio a credere di non essere fatto per le relazioni stabili. Negli ultimi sette anni ci sono stati Alessio, Gabriele, Eduard, Ernest, Alessandro e Matteo. Un'ecatombe. Oggi anche Morgan se n'è andato. Io proprio non capisco. E dire che faccio come ci insegnava Suor Pinuccia a catechismo. Prima cerco di conoscerli. Poi comincio a fidarmi. Mi apro. Loro fanno lo stesso. Ci scambiamo qualche confidenza. Costruiamo un rapporto. Lentamente, giorno per giorno, senza fretta. Tutto sembra filare per il meglio. Così faccio cadere anche le ultime barriere: mi concedo completamente e comincio a pensare che ecco, finalmente, è arrivato quello giusto per me, quello che sa capire i miei bisogni e poi, se è pure carino e muscoloso, tanto meglio. E invece no. Forse qualcosa si rompe. Forse è perché sudo troppo. Oppure perché alla fine, ma proprio alle fine, ansimo sempre come un disperato. Forse i rapporti stabili non esistono. Forse non ci si dovrebbe fidare di una suora che non ha più conosciuto un uomo o un collant dal giorno in cui s'è accasata con l'onnipotente. Forse è colpa della direzione, che gestisce i rapporti sindacali con metodi cileni... Una mattina arrivi in palestra e scopri che il tuo istruttore non c'è più. Sparito. Addio, Morgan. Eri un ominide svalvolato che parlava sempre di cartoni animati e di vecchie serie tivvù. In questi mesi ho perso un sacco di chili ma sono sicuro che ce la stavi mettendo tutta. Buona fortuna, ovunque tu sia. Avanti il prossimo. A chi tocca adesso? Rostand o Pietro? Suor Pinuccia, per favore, non mi guardi così. Non è colpa mia se non durano abbastanza.

PS Per la cronaca, ci sono state anche Paula e Nicoletta. Sparite anche loro. Si vede che porto un po' sfiga.


Distanza:
22,315 km
Tempo:
1 35' 00''
Velocità media:
14,09 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.484,309
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.368,559

domenica 8 febbraio 2009

Aspettiamo fiduciosi

DISCLAIMER I link di questo post contengono scene di sesso esplicito fra due o più personaggi dei fumetti. Siete stati avvisati.

Oggi mi sento fortunato. Dopo tanti anni ho ritrovato i Rainbows, una delle mie strisce preferite. Dick e Tony non hanno ancora deciso se stanno insieme oppure no. Nel frattempo, se la devono vedere con la Fratellanza della beata castità e il Fronte di liberazione naturista dei Mari del Sud. E ci sono pure Suor Muflona, le pie apostoline di Santa Frigida, Jeena, Melyssa, Charlie, Crissy e tutti gli altri. Non vedo l'ora di scoprire come finirà la storia del principe di Rigatonga. Valeriano Elfodiluce ha promesso di arrivare almeno alla seicentesima tavola. Non ci resta che aspettare.


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Distanza:
21,600 km
Tempo:
1 50' 00''
Velocità media:
11,78 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.473,554
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.346,244

mercoledì 4 febbraio 2009

E venne il giorno


Dopo tutte le risate che ci ha regalato, forse è giunto il momento di pagargli una pizza. Stasera alle 18 si va in Galleria per un acquisto di gruppo. Organizza Ace. Chi viene?



AGGIORNAMENTO - 5 febbraio 2008 - h.15:25 Questa mattina ho portato il vangelo in mezzo a un milione di architetti solo per scattare queste foto (il fatto che sia sempre un piacere vederlo è del tutto trascurabile e non pertinente). Chi lo pensava ormai disperso può dormire sonni tranquilli: Cooper vive e legge insieme a noi!
[Gli originali sono sul mio Flickr]



APPUNTO MENTALE Devo trovare un rimedio per l'insonnia o una buona crema per il contorno occhi.
Distanza:
22,107 km
Tempo:
1 35' 00''
Velocità media:
13,96 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.468,394
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.322,651

martedì 3 febbraio 2009

La sicurezza degli oggetti - 2

La nonna di XXX diceva che certe cose, anche quando non servono, non si possono buttar via come se niente fosse, perché sono sacre. Nel suo caso, si trattava soprattutto dei santini, delle immaginette, dei fogli con le preghiere e delle tante pubblicazioni religiose che riceveva per posta. Era una donna d'altri tempi, con una devozione antica, ma sapeva di non poter conservare tutto quel materiale. Così lo metteva da parte, in attesa di una giornata fredda, poi accendeva il camino (o meglio, lo faceva accendere a XXX che lei non era più tanto in forze) e affidava suppliche, immagini e pensieri alle fiamme, affinché le portassero lassù, a colui che le aveva ispirate. Io non credo, e non ho mai creduto, ma ho sempre trovato questo gesto, questo modo di pensare gli oggetti, di una bellezza commovente.

Mettendo ordine fra le mie cose, mi sono imbattuto in una scatola piena di candele. Le nostre. Quelle che accendevamo per fare atmosfera. Quelle sopravvissute a una mitica festa di Halloween. La grande candela blu che ci ha accompagnato per tanti natali. I lumini della cena con le amiche a cui -finalmente- aveva parlato di me. Il barattolo coi mozziconi sciolti intorno a uno stoppino nuovo. Le candeline rosse sulla dacquoise per il suo compleanno. Le ranocchie che dovevano galleggiare sul pelo dell'acqua e che invece affondavano al primo sentore di fiamma...

Vi sembrerà sciocco e sentimentale, ma come avrebbe detto la nonna di XXX, quelle candele erano sacre, erano un pezzo di noi e non volevo che finissero in mezzo alla spazzatura. Così le ho accese tutte, una dopo l'altra, per quasi un mese. E chiunque sia passato da queste parti deve aver pensato di entrare in una cattedrale, perché l'aria era intrisa di cera e si vedevano fiammelle danzare nei posti più strani. L'ultima si è spenta ieri notte sul balcone della mia stanza. È diventata piccola piccola, si è ridotta a un puntino incandescente e poi, con un crepitio leggero, si è trasformata in un filo di fumo.

lunedì 2 febbraio 2009

Giorno della marmotta

In questo momento gli Steelers stanno battendo i Cardinals 27 a 23. Tra qualche ora Phil uscirà dalla sua tana e ci dirà se l'inverno è finito oppure no. La mia impressione di bipede insonne è che ci aspettano altre sei settimane di freddo. A Milano sta nevicando. Speriamo che la Sciura Letizia non sia rimasta di nuovo senza sale.

Perché non c'è nessuno disposto a tenermi stretto e a raccontarmi una fiaba finché non riprendo sonno? Sarebbe un servizio socialmente utile.
Aggiornamento meteo delle 10:00 Milano è la capitale mondiale della melma (e continua a nevicare).


© itboy_76