lunedì 3 dicembre 2012

L'appretto del Lidl - 3

Ehi tu. Tu che grazie all'abuso di creme hai smesso di invecchiare e per capire quanti anni hai bisogna tagliarti un braccio e contare gli anelli. Tu che quando sbarchi a Ibiza le discoteche srotolano il tappeto rosso e i commercianti rinnovano le vetrine. Tu che mentre balli lanci occhiate da caimano e attiri manzi dall'animo bellicoso. Tu che una sera al Borgo mi hai detto "Vestito così, chi vuoi che ti guardi?" e poi ti lamenti perchè sono troppo sincero. Tu che nell'ultimo anno hai cambiato quattro telefoni, due tablet, un computer e un televisore. Tu che mi hai imposto lo smartcoso. Tu che sorprendi gli amici con regali sontuosi ma non hai mai costruito un albero per tuo nipote. Tu che, appena arrivati a Tokyo, mi hai detto "Scusa, vado a dormire". Tu che mi digitopremi solo per goderti l'effetto che fa. Tu che "I biondi, per carità, non li guardo nemmeno". Tu che hai già dimenticato metà di questo biglietto ma ricordi alla perfezione cose successe dieci anni orsono con un tuo ex decisamente biondo. Tu che voli a San Francisco per fare pensieri profondi. Tu che sai camminare come un uomo morbido e racconti a tutti di me che cammino fino a Santiago. Tu che stare davanti ai fornelli è tempo sprecato ma quando hai voglia di pizzoccheri impasti il grano saraceno e affetti le verze come ti ha insegnato la nonna. Tu che la prima volta sul tapis roulant hai rischiato l'infarto e oggi mi stracci pure sull'asfalto. Tu che bevi solo Coca finta. Tu che ti vedi grosso dappertutto fuorchè là, dove la natura è stata irresponsabilmente prodiga. Tu che da oggi chiudi con la zona e cominci una nuova dieta. Tu che pensi di essere cresciuto sul set di Dinasty, ma basterebbero cinque minuti con lAugustaGenitrice per farti capire che sei la bambina riccioluta nella pubblicità del Mulino Bianco. Tu che certe sere perdi i sensi sul divano e allora ci restiamo tutta la notte, immobili, stretti come sardine, pensando che prima o poi uno dei due si schianterà sul pavimento. Tu che quando siamo usciti la prima volta mi hai confessato un'insana passione per l'appretto del Lidl, ed è stata una botta di culo perchè se fossero state le perle di Chopard adesso mi starei dissanguando. Tu che mi hai chiesto di sposarti due volte per davvero e altre duecento solo per darmi fastidio. Tu che hai già ricevuto duecentodue no e ancora non ti sei rassegnato. Tu che dici di essere il mio fidanzato pur sapendo che non sei nè "mio" nè "fidanzato". Tu che sei la storia più breve che abbia mai avuto. Lo sai che sono già passati tre(mila) anni dalla nostra prima pizza?
Io.

mercoledì 10 ottobre 2012

Unioni forzate

Un genio della lampada ha legato la sua bicicletta al palo allucchettando pure la mia. Che faccio? Spero sia una ricca casalinga venuta a fare due acquisti rapidi in via Dante e aspetto? Mi rassegno a tornare stasera? Incateno la sua alla mia così impara? Vado a cercare un vigile urbano? Chiamo un fabbro?


Il sogno di ogni bambino


lunedì 1 ottobre 2012

Ottobre, il mese dei croissant

Lo confesso: come quasi tutti i maschi omosessuali della mia generazione, anche io sono afflitto da un grave problema di linea. Ammettiamolo: siamo gay incapaci di ingrassare. Forse è perché siamo geneticamente programmati per la frequentazione di saune e palestre. O è tutto quel dimenarsi e mostrare la mercanzia sui dance floor di mezzo mondo. Oppure una risposta psicosomatica al desiderio mai sopito di entrare in magliette che si possono sfilare solo con l'ausilio di un apriscatole. Fatto sta che siamo condannati ad avere l'addome piatto e i fianchi stretti. Io, ad esempio, sono reduce da una di quelle vacanze anti-stress in cui non si fa altro che meditare e si mangia almeno otto-dieci volte al giorno, stile crociera Costa ma senza il brivido dell'inchino. Ebbene, appena rimpatriato, sono salito sulla bilancia e ho scoperto di aver perso quasi cinque chili in meno di un mese. Un dramma. Avete idea di quanto impegno sia necessario per rimettere un po' di ciccia intorno a queste quattro ossa? Roba che mi tocca sottopormi a continue cene con l'AugustaGenitrice che, per carità, cucina da dio e riesce a friggere nell'olio d'oliva anche l'acqua minerale, ma sa pure rendersi simpatica come un inquisitore spagnolo molto prima di arrivare al dolce. Ecco perché ho deciso di correre ai ripari e di tenere fede ai miei buoni propositi per il 2012 dichiarando ufficialmente ottobre "mese dei croissant". Dolci, salati, vuoti, ripieni, giganti o mignon, l'importante è che trasudino burro e che escano dal mio DolceForno Harbert. Si accettano idee, consigli e -soprattutto- ricette.

mercoledì 26 settembre 2012

Infografica

Super, che e' maestra di regali sottili, mi ha fatto il puzzle del cammino. Mitica!
... ... ... ...
Deformazione: passi che sto camminando al buio e aggiornando il blog nel frattempo, ma un attimo fa ho detto "Buonasera" a uno sconosciuto all'incrocio tra Gioia e Sondrio.

martedì 25 settembre 2012

Cammino alla Milanese

Ultimi chilometri prima di arrivare nella scatola. Ancora flechas da seguire!


lunedì 24 settembre 2012

Ostinazione

"Buenos días, si ricorda di me?"

"Certo, sei l'italiano loco che ieri ha divorato tutto".

"Vorrei del pulpo".

"Siediti".

"Tre porzioni. Una la mangio subito e due le porto via, in Italia".

"Lo siento, non abbiamo nulla per portar via".

"No hay problema! Prima di venire sono passato in un negozio e ho comprato questo tupperware. L'ho anche gia' lavato, e' pulito".

"Si pero' il pulpo non te lo vendo da portar via. Ho paura che vada a male".

"No hay problema! Al seminario menor abbiamo il frigo".

"E quando esci dal seminario e prendi l'aereo come fai?".

"No hay problema! Le vede queste scatole? Ghiaccio istantaneo, meno otto gradi garantiti. Appena prese in farmacia".

"E quello scatolone enorme?".

"Cinque chili di torte di Santiago, per quando mi vedo con gli amici".

"Suppongo tu abbia un piano anche per quelle".

"Si'".

"Accomodati. Ti preparo il pulpo".

Da oggi la premiata pulperia Os Concheiros della signora Elida Rodeiro Eiras al civico 2 di Cruce de los Concheiros effettua il servizio take away. Se vi fanno storie dite che vi mando io.

Archistar a Santiago

Peter Eisenman. Cidade da Cultura de Galicia.

Un misto tra Hadid, Piano e Ghery.

Una cattedrale deserta: a parte i dipendenti del governo locale, ci sono solo io.











domenica 23 settembre 2012

21 + 2) Il pullman

Dopo ventidue giorni di mobilita' lenta, salire su un pullman e' uno shock culturale: come passare dalle Superga alle Nike Air.

Ieri notte siamo rimasti tutti in piedi fino a tardi, bevendo te', chiacchierando, aggiornando i diari, mangiando biscotti e facendo qualsiasi cosa ci avrebbe costretto a dormire fino a tardi questa mattina.

Inutile: alle sei vagavamo per l'ostello come zombie, tutti gia' in astinenza da cammino.

In un ultimo, disperato tentativo di resistenza civile, il titolare del presente blog e' uscito in cerca delle frecce per Hospital. Ha trovato solo secchiate d'acqua e ha vagato per il paese finche' non e' arrivata l'ora di raggiungere gli altri alla fermata davanti al porto.

C'e' un'altra Spagna fuori dal cammino. Ci sono strade trafficate che attraversano paesi apparentemente non disabitati. E' come se per tutto questo tempo ci avessero tenuti lontani dal mondo reale. Gliene saremo per sempre grati.

Per il resto, e' stata una giornata di musei (gli unici due aperti: figurarsi se in Spagna c'e' qualcosa di non chiuso la domenica), cattedrale (altro passaggio sotto il botafumeiro e grandi abbracci con pellegrini incontrati nelle settimane passate) e di idee bislacche, quelle che uno, giustamente, si tiene per la fine del viaggio. La richiesta di asilo al parador (per i pellegrini esiste un'apposita sala da pranzo piccola piccola), la corsa sotto la pioggia (ognuno ha il suo modo per conoscere le citta', il mio e' questo), la scorpacciata gaelica (costata quanto una pizzaa Milano).

Pioggia e vento scatenati. Fuori dal Seminario Minore i vigili del fuoco recuperavano antenne cadute e rami staccati dagli alberi.










L'ultima cena

Il mio locale ideale: vecchietti che giocano a carte alzando la voce, cameriere che legge il giornale, luce blu che incenerisce le zanzare, signora grassa in cucina, aria che profuma d'olio, tavoli di legno grezzo senza tovaglia e televisione accesa su una partita che nessuno guarda.
"Cosa le porto?".
"Tutto quello che c'e' sul menu, tranne il vino".
Ovvero:
Pulpo (polipo, con abbondante peperoncino).
Jamón asado (prosciutto arrosto).
Zorza (maiale con aglio, e abbondante peperoncino).
Patatas fritas.
Oreja (orecchie di maiale, dolcissime, anche loro con peperoncino).
Pimientos de Padrón (peperoncini verdi fritti, con sale grosso).
Tarta de Santiago (con mandorle, zucchero e uova).
Seconda fetta di tarta, con un grande bicchiere di latte freddo.





Ci vuole passione



Me le sono portate dietro per un mese. A Santiago piove e tira un vento pazzesco. Io vado a correre.


View Running in Santiago in a larger map

Pietà per il pellegrino

Questo e' l'Hostal dos Reis Catolicos. Un tempo accoglieva i pellegrini giunti a Santiago. Chiunque superasse le catene poste davanti all'ingresso era salvo: veniva accolto, sfamato, protetto. Era il diritto di asilo e nessuno poteva violarlo. Nemmeno i soldati del re.

Oggi e' un parador, un albergo a cinque stelle. Ma la tradizione rimane. I primi dieci pellegrini che bussano a questa porta ricevono un pasto caldo. Fuori piove. Io sto per ricevere asilo.



Senza senso

Gli zaini sono pronti e non abbiamo nessun posto in cui andare.


sabato 22 settembre 2012

Segnali

Nell'ultima mezz'ora:

1) Su Muxia si e' rovesciata cosi' tanta acqua che sembrava di stare alle prove tecniche dell'apocalisse.

2) Mi sono schiantato contro una parete di cristallo pensando fosse una porta aperta (terzo incidente dopo l'ustione da frittura ad Astorga e la testata contro la trave della stalla ad Oliveiroa).

3) I miei vestiti puliti hanno cominciato a profumare di roquefort.

4) La mia torcia ha smesso di funzionare.

Forse qualcuno sta cercando di comunicarmi qualcosa.

21 + 1) Finisterre - Muxía

La fine del mondo c'era piaciuta.

Va bene, non era come l'avevamo sognata. Non c'era il mare in tempesta. Il sole non era rosso come il sangue. E non c'erano schiere di demoni pronte ad aggredire i dannati. Ma c'era piaciuta lo stesso.

C'era piaciuto stare seduti sotto il faro e guardare l'orizzonte.

C'era piaciuto anche camminare lungo la strada ormai buia, e raccontarci come eravamo arrivati fin la'.

Ma non eravamo soli. C'erano troppe persone. Estranei. Turisti. Gente che non poteva capire. E il paese era troppo grande, troppo rumoroso, troppo distratto per accorgersi di noi.

Avevamo bisogno di una conclusione diversa. Piu' intima. Avevamo bisogno di Muxia.

E cosi' siamo partiti. Di nuovo. Verso nord. Al buio. Con i cani che giravano liberi per strade e sentieri e non avevano l'aria di essere proprio mansueti.

Il panorama lungo il cammino e' selvaggio: a sinistra la Costa de la Muerte, a destra le colline coperte di boschi.

Muxia e' attraente come un avamposto di pescatori norvegesi. Le case sono squadrate, come nei disegni dei bambini. I muri, per lo piu', sono rivestiti di lamiera ondulata dipinta di colori accesi: rosso, giallo, verde, blu.

In fondo alla penisola ci sono il santuario dedicato alla Vergine della Barca e il Monte Corpino, uno spuntone di roccia spazzato dal vento. Un vento incessante che cerca sempre di buttarti giu'.

Forse e' il posto che cercavamo.










Una drammatica verità

Il cammino e' peggio dello slim-fast. Devo tornare in palestra.


Il tuffo

E con questa le ho fatte tutte. Pure il tuffo nell'Atlantico a nord delle Alpi il primo giorno d'autunno.



Muxìa e' la nuova Finisterre

Da quando la taglia trentotto e' diventata la nuova quaranta e la trentasei la trentotto, anche Muxìa e' diventata la nuova Finisterre.

L'autobus puo' attendere. Questa notte mi fermo qui. E adesso vado a tuffarmi nell'atlantico prima che mi passi il coraggio.





© itboy_76