sabato 27 febbraio 2010

Settimana scorsa (Carnevale)

Nella mia testa di maschio mediamente idiota le donne sono quelle cose perfette che la mattina si svegliano al ritmo di KT Tunstall, scivolano dentro un paio di autoreggenti, si passano il mascara sugli occhi e non fanno in tempo ad abbottonarsi la camicetta che sono già in strada a dondolare sui loro tacchi a spillo. Un po' come faccio io che dal risveglio all'uscita posso impiegare anche meno di dieci minuti, colazione ed allacciatura delle scarpe comprese (ed è noto che per allacciare le scarpe mi ci vuole una vita). Quindi mai avrei pensato che per trasformare sei ragazzotti mediamente gay in altrettante fanciulle dall'aria equivoca si dovesse lavorare ininterrottamente dalle tre del pomeriggio fino alle otto di sera. Ma alla fine ci siamo riusciti e la preparazione è stata la parte più divertente della serata.
Un applauso a Paolo che ha saputo fare l’impossibile: cancellarmi le sopracciglia con la plastilina, stuccarmi la pelle, ridisegnarmi le labbra e -soprattutto- applicarmi eyeliner e ciglia finte.
Un consiglio: mai andare in giro su 11 centimetri di tacco se la mattina avete corso fino a farvi sanguinare i piedi...
Manco Wanda Osiris ha dovuto fare su e giù da una scala così tante volte...
Qui mi hanno detto che sembro Felicia in Priscilla.
L'unica rossa in un mare di bionde...
Una tranquilla serata tra amiche, insomma, e mi fermo qui perchè mi è stato vietato di pubblicare immagini più compromettenti.
Visualizzazione ingrandita della mappa
Distanza:35,390 km
Tempo:2 51' 00''
Velocità media:12,42 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:1.597,461
km corsi negli ultimi 12 mesi:3.218,886

domenica 14 febbraio 2010

Bilanci

750 grammi di burro
un chilo e mezzo di biscotti
870 uova
440 crostatine al cioccolato
96 litri di latte
24 chili di cereali
un chilo di pane
10 chili di crackers
un chilo di zucchero
2 chili di sale
13 chili di pasta
11 chili di sugo
2 chili di riso
16 chili di petto di pollo
5 chili di coppa (la carne, non l'affettato)
13 chili di lattuga
23 chili di frutta e verdura assortita
9 scatole di tonno
6 tazze di cioccolata
4 pizze
3 panini con la milza
2 chili di gelato
un paio di cene fuori, ma veramente poche

Fin da quando ero piccolo mia madre mi ha insegnato che bisogna fare sempre i conti. Ricordo che ogni sera si metteva sul divano, con le gambe piegate all'amazzone, la sigaretta in bocca, il posacenere poggiato sul bracciolo, la bic nera in mano e una grossa agenda su cui segnava ogni acquisto o spesa della giornata. La pasta, la carne, la frutta, la verdura, i libri e i quaderni per me e i miei fratelli, lo stipendio della babysitter, i caffè che aveva bevuto nella pausa pranzo, i vestiti che non erano quasi mai per lei, i biglietti dell'autobus, l'affitto, le bollette e tutto il resto... Tutto aveva un suo posto, uno spazio preciso, una colonna dedicata. E poi lei tirava le somme: per giorno, settimana, mese, capitolo di spesa. Tirava le somme ed era il suo modo per avere tutto sotto controllo. Non solo i conti di casa ma anche la vita, il futuro suo e dei suoi figli, i sogni avverati e quelli ancora da realizzare. Così il bilancio familiare diventava un strumento per non perdere la memoria del passato e per tracciare la rotta verso ciò che desiderava. Io la guardavo e non capivo. Non capivo come quei numeri potessero raccontare la sua vita. E allora lei mi spiegava. Mi parlava del corso di inglese per me e il fraStellino, di come ci sarebbe servito una volta diventati grandi, delle lezioni di equitazione per mia sorella, dei risparmi depositati in banca, di quel caffè bevuto di corsa mentre si ammazzava di lavoro la notte, di quel regalo comprato tanti anni prima per una persona e un'occasione che altrimenti -senza quell'annotazione in agenda- avrebbe certamente dimenticato. Mi spiegava come là dentro ci fosse la sua vita, scritta in codice, e come le bastasse mettere in ordine quelle cifre per ricordare qualcosa. E poi mi spiegava che i soldi tendono a scappare di mano con una certa facilità per cui è bene tenerli sotto controllo e non vivere mai al di sopra delle proprie possibilità. Perché, in fondo, rinunciare a qualcosa è sempre meglio che avere un debito verso qualcuno.

Facciamo di tutto per non diventare come i nostri genitori. Cerchiamo di essere alternativi e di ampie vedute. Amiamo come ci pare. Non fumiamo. Evitiamo il caffè. Maciniamo chilometri su chilometri. Ci droghiamo con internet. Dormiamo per terra. Guardiamo i film solo in lingua originale. E poi? E poi finiamo per essere un po' come loro. Magari al posto dell'agenda c'è un foglio excel. E le somme preferiamo lasciarle al computer piuttosto che farle a mente.

Ogni giorno faccio i conti. O magari non proprio ogni giorno, ma ogni due o tre. Comunque li faccio. Quelli di sopra sono il riassunto dei primi sei mesi di vita in questa scatola. A voi non diranno granché ma io ci vedo tutte le cose che mi sono successe, proprio come diceva mia madre. Ci vedo le gioie, i dolori, le persone, gli incontri, i sogni, le frustrazioni, le notti insonni, l'alba di una mattina di agosto, le confidenze con i miei fratelli, le nanne con Lucifero, la voce di XXX dopo tanto tempo, il bisogno di stare da solo e il piacere di vedere gli altri. Sono sei mesi che vivo qua dentro. Il bilancio è sotto controllo, non credo di avere debiti e peso un chilo in meno rispetto a quando sono arrivato.
RUNNING DIARY Chi vuole si può divertire con le animazioni del mio gps (sono cose...). Se riesco, metto giù due righe sul tracciato.

Visualizzazione ingrandita della mappa
Distanza:32,100 km
Tempo:2 50' 00''
Velocità media:11,33 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:1.611,467
km corsi negli ultimi 12 mesi:3.224,133

domenica 7 febbraio 2010

Nuovi strumenti di tortura

Come sostiene mia madre, una vera signora non esce mai senza guanti. Io ci vado pure a nuotare. Qualcosa vorrà pur dire...

lunedì 1 febbraio 2010

Accade adesso


La mia vita si misura in chilometri. 6.251 sono quelli corsi da solo. Da 458 c'è un matto che prova a inseguirmi, a prendermi, a stringermi, a ridere delle mie battute, ad ascoltare le mie storie e a non lasciarsi spaventare delle mie stranezze. 65 chilometri fa ho ricevuto questa lettera:
Ciao IT. Mi piacerebbe vederti. Possibile?
XXX
Accade adesso. Sono arrivato in questo bar da dieci minuti. In leggero anticipo, come al solito, perché odio farmi aspettare. Il locale è carino, tranquillo, con un lungo bancone curvo e i tavolini di marmo e ferro battuto. Spero che dopo avermi visto vorrai dire qualcosa altrimenti la situazione diventerà imbarazzante.

Sono quasi settemila chilometri che non ci incontriamo. Evidentemente non meritavo più di starti accanto. Non so cosa ti abbia fatto cambiare idea, e nemmeno se tu l'abbia cambiata, ma sono venuto ugualmente. Perché te l'avevo promesso. E perché io sono fatto così...
Per la cronaca. Ho già i biglietti per il concerto di Alex Britti. Lucifero sa dove mi trovo e con chi. I commenti sono aperti ma non è detto che partecipi alla discussione. Mi sa che ordinerò una cioccolata calda.
AGGIORNAMENTO Così, a spanne, direi diciotto, forse diciannove: i chilometri di parole che abbiamo messo in fila ieri notte fra una cioccolata calda, un panino piccante e la colonnina di mercurio che andava sempre più giù. Sono felice che ti siano bastati tre anni per realizzare che ero sincero nel dirti quella cosa che sai. E sono felice di essere rimasto fedele alle mie promesse. Ci sono cose che non ho capito, e si tratta di cose enormi, non di semplici dettagli. Magari un giorno riuscirai a dirle in maniera più chiara (e ad averle chiare in testa anche tu). Esco con Lucifero e parlo di te; esco con te e parlo di Lucifero: forse c'è della giustizia poetica in tutto questo. Hai deciso di compiere il primo passo. Adesso devi decidere se fare anche il secondo, il terzo e tutti gli altri. Dipende solo da te. Sai dove trovarmi.


© itboy_76