martedì 24 aprile 2012

Ricominciare (2) - Quasi lost in translation

È venerdì mattina. Squilla il telefono.

"Ciao, Bibolissimo bellissimo, lo sai che ti amo tanto tanto, vero?"

Sono io prevenuto o anche voi sentite una gran puzza di bruciato quando le telefonate cominciano in questo modo?

"Sì, Lucifero, me l'hai già detto. Che c'è?"

"Dobbiamo fare un viaggio. A, il fidanzato del mio amico A-quell'altro, lavora per la non più così prestigiosa ex compagnia di bandiera e vuole che partiamo con loro per un viaggio superscontato."

Per ragioni che ancora mi sfuggono, tutti quelli con cui mi capita di stare hanno la mania dei viaggi e delle vacanze. Intendiamoci, non sono programmaticamente contrario all'esplorazione del globo. Sono solo afflitto, in maniera quasi cronica, da un limitato potere d'acquisto e dalla mancanza nel requisito minimo per cui da oggi in poi gli italiani dovranno pagare l'IMU. Quindi, piuttosto che andare in vacanza, di solito preferisco mettere da parte l'equivalente per comprarmi -quando sarà, e se mai sarà- un ulteriore metro quadro del tugurio affacciato sulla tangenziale che sogno da tanti anni.

"I biglietti si possono prenotare solo fino a mezzanotte di domani. Dai. Dobbiamo andare. Non puoi dire di no."

Io direi di no molto volentieri. Anzi lo sto per dire. Poi mi viene in mente l'anno passato, Lucifero rattrappito nella brandina Ikea e tutti quei mesi passati a farmi la guardia e penso che sì, ecco, forse, ma solo per questa volta, qualche giorno di vacanza glielo posso anche concedere.

"Va bene."

E mentre lo dico già me ne pento ma ormai è fatta… Segue un ampia tornata di consultazioni per trovare una meta che soddisfi tutti e quattro. Alla fine scegliamo Berlino.



È sabato sera. Squilla il telefono. Di nuovo.

"Ciao, Bibolotto, lo sai che ti amo tanto tanto tanto tanto, vero?"

"Lucifero, mi sto facendo la barba, ho il rasoio in una mano e il telefono nell'altra. Tra poco dobbiamo uscire e sai che odio quando mi dici queste cose. Che c'è?"

"Tragedia: Berlino è tutta esaurita. I dipendenti della fu compagnia di bandiera hanno fatto incetta dei biglietti disponibili e ci restano solo tre ore per decidere una nuova destinazione."

"Va bene, cosa è rimasto?"

"Varsavia."

"Piuttosto mi suicido."

"Valencia."

"Già stato."

"Il Cairo."

"Quattro finocchi in un paese islamico per l'anniversario della primavera araba: posso dire di no?"

"Helsinki. Tokyo. Mosca. Palermo."

"Ci manca solo la visita ai parenti in Sicilia."

"Malta. Malaga. Riga."

"C'è rimasto proprio il meglio… Mi rileggi l'elenco, per favore?"

"Varsavia, Valencia, Cairo, Helsinki, Tokyo, Mosca, Palermo, Malta. Malaga. Riga."

"Tokyo."

"Bibo, scusa non ho capito. Ci deve essere un'interferenza."

"Tokyo."

"Hai detto quello che penso io?"

"Tokyo."

"Ma è una città carissima e tu sei spilorcio."

"Diversamente generoso, prego. Comunque il programma è questo: dodici ore di letargo sull'aereo, sbarchiamo nel paese dei samurai, andiamo in giro come dei pazzi per due giorni senza mai riposare, al massimo dormiamo in metropolitana e torniamo indietro. Mangiamo il ramen, andiamo al karaoke, giochiamo a pachinko, ci godiamo il terremoto e le radiazioni, facciamo le foto con i cosplayer e altre cose stupide. Totale quattro giorni dalla partenza al ritorno. Va bene?"

Incredibilmente hanno detto tutti di sì. Tra qualche ora parto per il Sol Levante. Per questioni logistiche i quattro giorni sono diventati sette. Non ho la minima idea di cosa faremo una volta arrivati a destinazione. Metà del mio bagaglio è costituita da crostatine. Sono in piedi a notte fonda per anticipare il jet lag e in ogni caso c'è un pensiero che non mi fa dormire: sarò in grado di usare il washlet?!?

Ricominciare (1) - In darkroom

Darkroom - domenica 15 aprile

La prima cosa che ti colpisce quando entri è la temperatura. Fa caldo. Molto caldo. Poi c'è l'odore: dolciastro, pungente, di maschi sudati. Tanti maschi sudati in un piccolo spazio. Gli occhi faticano ad abituarsi alla penombra. Ogni tanto qualcuno apre la porta e, da fuori, entra un filo di luce. Corpi nudi e seminudi prendono forma per qualche istante. Caldi, sporchi, sudici, si sfiorano in silenzio mentre avanzi cercando il tuo posto. L'effetto delle droghe sta ormai scomparendo. Incroci lo sguardo di uno che conosci. Ti regala un sorriso e poi chiede "Come stai?".


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