domenica 9 settembre 2012

Il pellegrino pasticcere

Da quando sono arrivato, il mio spagnolo peggiora ogni giorno di piu'.

La lingua ufficiale del cammino e' una specie di inglese aeroportuale, dalla grammatica semplificata, variamente ibridato con tutte le lingue del pianeta e dotato di uno specifico corredo gestuale che talvolta agevola la comunicazione e talvolta la rende del tutto impossibile.

Lo spagnolo e' un idioma residuale. Viene ridotto ai minimi termini per concludere trattative di vario genere e chiedere informazioni.

Gli hispanohablantes di Spagna hanno ormai perso ogni interesse per gli stranieri e preferiscono ciacolare fra loro: duemila parole al minuto, solitamente condite da abbondanti mierda, putamadre, marijon e pendejo. Gli hispanohablantes latini, invece, sono molto piu' socievoli, ma ogni volta occorre rifarsi l'orecchio e abituarsi alle varie cadenze.

Jorge fa il pasticcere. E' uno dei ragazzi di Alicante che questa mattina pregavano nella sala comune. Sono un gruppo parrocchiale, mi spiega. E sono abituati ad alzarsi presto, aggiunge, perche' sono tutti pasticceri. Tutti tranne il prete che li accompagna, ovviamente. Per lui svegliarsi e' un po' un problema...

Lo spagnolo di Jorge e' lento e preciso. Mette le parole una in fila all'altra, come se fossero gli ingredienti di un pandispagna, senza fretta, senza sbavature, senza nemmeno una mezza volgarita'.

Parlare con lui e' un piacere. Ti mette a tuo agio. Anche se il tuo cervello ormai pensa in una lingua che non esiste e stai storpiando la sua peggio di come farebbe Toto'.

E' il mio secondo pellegrino per motivi religiosi ed e' molto piu' mite del precedente (un tedesco con la pressione alta, si vede che con i tedeschi non ho granche' feeling).

Non cerca nemmeno di parlarmi di Dio. La conversazione, invece, verte sul mercato dei futures di Chicago, la crisi economica spagnola, l'autonomia della Comunidad Valenciana, Monti, Berlusconi, gli sport praticati da ciascuno di noi, l'arte di fabbricare il torrone, le molinetas (le pale eoliche che sembrano cosi' popolari da queste parti), l'impossibilita' di trovare latte fresco (come alle Hawaii, con pessime conseguenze per la produzione dolciaria locale) e le mogli dei pasticceri che dopo averli visti tornare dagli esercizi spirituali dello scorso anno si sono dichiarate entusiasticamente contrarie a ogni forma di pellegrinaggio.

Il mio spagnolo ringrazia.



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