martedì 24 aprile 2012

Ricominciare (1) - In darkroom

Darkroom - domenica 15 aprile

La prima cosa che ti colpisce quando entri è la temperatura. Fa caldo. Molto caldo. Poi c'è l'odore: dolciastro, pungente, di maschi sudati. Tanti maschi sudati in un piccolo spazio. Gli occhi faticano ad abituarsi alla penombra. Ogni tanto qualcuno apre la porta e, da fuori, entra un filo di luce. Corpi nudi e seminudi prendono forma per qualche istante. Caldi, sporchi, sudici, si sfiorano in silenzio mentre avanzi cercando il tuo posto. L'effetto delle droghe sta ormai scomparendo. Incroci lo sguardo di uno che conosci. Ti regala un sorriso e poi chiede "Come stai?".

Come sto? È più di un anno che mi sento rivolgere sempre la stessa domanda. La risposta è complessa. Occorre qualche distinguo. Come mi sento? Mi sento bene, sono di buon umore, non c'è nulla che mi dia fastidio. Come sto? Ecco… Ci penso un attimo… Faccio un rapido controllo e poi elenco: ho mal di testa, ci sono settimane discrete e altre un po' meno, la mattina mi sveglio già stanco, ogni tanto ho dei problemi con le dita della mano destra e ho una gamba mezza bloccata dai crampi. Qualche minuto fa ero avvinghiato a uno sconosciuto e tremavo come una foglia. E un attimo prima ho seriamente rischiato di scoppiare a piangere.

Qualche ora prima - Dall'altra parte della città

Piove. Mi viene in mente il monologo di Rutger Hauer in Blade Runner. Sto qui, fermo, in mezzo alla folla. La pioggia mi impregna i vestiti. Sono rimasto fermo per più di un anno. Un colpo di pistola squarcia il silenzio di questa mattina qualsiasi. Comincio a correre.

Ci sono cose che puoi rinviare all'infinito e ce ne sono altre che non vuoi più rimandare. Sono stanco di aspettare il momento in cui potrò dire "Sto bene". Ho deciso: mi accontento di stare un po' meglio. Un paio di mesi fa, sono risalito sul tapis roulant. Soltanto per poco. Una vertigine. E il giorno dopo di nuovo, ma per qualche metro in più. E quello dopo ancora. E così via fino a oggi. Tapis roulant soltanto. Niente strada. Troppa paura. Chissà cosa potrebbe capitare. Al massimo un giro del parco. Quello a cinque minuti dalla mia tana. Il massimo rischio che mi concedo.

Come sto? Sto male. Sto male e sto correndo. Sto correndo: è l'unica cosa che conta, chi se ne frega di come sto. Non m'importa. L'unica cosa che mi interessa davvero è arrivare al traguardo. Mi sono imbottito di farmaci per non sentire il dolore e non intendo risparmiarmi. Piuttosto mi arrendo a metà strada: o tutto, o niente.

Corro. E corro veloce come non mi è mai capitato prima, nemmeno quando potevo dire di stare bene. Un passo dopo l'altro. Un metro dopo l'altro. Una fitta dopo l'altra alla gamba morsa dai crampi. Duecento metri all'arrivo e sento che sto per mettermi a piangere, perché quando sono uscito questa mattina non credevo che ce l'avrei fatta. Ma no, io questa soddisfazione a quella cosà là non gliela voglio dare. Ricaccio indietro le lacrime e ho un solo pensiero: fanculo la sclerosi multipla.

Il cronometro si ferma a tre ore, ventuno minuti e nove secondi. È il mio personale.

Mi viene incontro il ragazzo con cui ho divorato i primi trenta chilometri di questa maratona. Lo abbraccio come se fosse un fratello anche se non conosco nemmeno il suo nome. Comincio a tremare e lo ringrazio perché senza di lui non ce l'avrei mai fatta. Recupero le mie cose e mi infilo sotto questa tenda buia che funge da spogliatoio.

Darkroom - di nuovo

"Come stai?" chiede. "Sono felice" rispondo. Ed è molto meglio che stare bene.

barclays milano city marathon 2012

7 commenti:

  1. sei uno spettacolo!
    e cazzo, corriamo tutti insieme a te!

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  2. Sei la solita forza della natura. Molto bene.

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  3. Ero curioso di leggere il resoconto di una maratona da primato....mi sono emozionato io a leggerla, posso solo immaginare tu a viverla! Un passo dopo l'altro, un metro dopo l'altro, hai portato a termine un'impresa di cui devi andare fiero!.....mi lasci però addosso una (sana?) invidia di chi ha un personale sui 42,195 km di oltre dieci minuti più alto: devo farne di strada per venire a prenderti, ora!

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  4. accidenti, quella domenica ero stranamente in centro e mi sono proprio chiesto se avessi partecipato alla maratona

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  5. Ma ciao ! ci sei ancora.
    Ero un bel po' preoccupato sai.
    Sono contento che adesso sei riuscito a rimetterti a correre!
    Bravo Bravo Bravo
    Mau

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