martedì 21 luglio 2015

Ibos - Lourdes

E poi, all'improvviso, esci e ti trovi davanti ai Pirenei...


L'anno scorso, con l'AugustaGenitrice, ogni volta che ci capitava qualcosa (e di cose ce ne sono capitate parecchie) ci promettevamo di fare una gita a Lourdes come rimedio contro tutte le sfighe. Col senno del poi, forse avremmo dovuto farla quella gita. Magari sarebbe andata nello stesso modo, ma avremmo avuto un ricordo divertente in più.

Nei confronti di questo luogo ho sempre nutrito un certo pregiudizio. In parte, perché sono cresciuto guardando una di quelle bottigliette a forma di Madonnina poggiata sul cassettone davanti al letto di mia nonna, e l'ho sempre trovata una cosa parecchio kitch: Maria con la testa che si svita. In parte, perché paragono Lourdes a Santiago, dove chi arriva forse non trova quello che stava cercando, ma trova comunque qualcosa. Qui, invece, si viene con delle speranze molto concrete che, nella quasi totalità dei casi, sono destinate a restare insoddisfatte. 

Le promesse vanno mantenute. E l'unico modo per capire se un pregiudizio sia fondato oppure no, è verificare di persona.

Quindi i Pirenei, e Lourdes, che è diversa da come me l'aspettavo. Intanto perché è un luogo enorme. Anzi, è tanti luoghi. La grotta, le chiese, la spianata, il monte, le piscine, il parco, il fiume, le strutture per i malati. E tutto cambia, in continuazione, a secondo del momento della giornata, di ciò che vi sta capitando, delle persone che vi stanno passando, o -semplicemente- dal punto in cui decidete di guardarvi intorno. Come la vecchia basilica che, appena arrivati, sembra una fantasia Disneyana, ma vista dalla grotta diventa meravigliosamente austera. Come la Chiesa Sotterranea che un attimo prima è buia e silenziosa e l'attimo dopo si riempie di luce e di voci.

E poi ci sono le persone. Tante. In perenne movimento. Vanno a ondate. Ci sono i giovani e ci sono quelli più in là negli anni. Forse la fascia intermedia, la mia, è un po' latitante (oppure oggi aveva dell'altro da fare). Ci sono gli europei, ma anche tanti asiatici, africani e sudamericani. Ci sono i credenti e ci sono i turisti. Ci sono i laici e i religiosi. Ci sono i malati e i loro accompagnatori. C'è chi viene da solo e chi in comitiva.  Ci sono i gruppi parrocchiali, gli scout, le scuole e pure le gite delle pentole. C'è un mondo intero a Lourdes. E la sera converge sulla spianata per la processione a lume di candela.

Confesso di non aver capito. Non ho capito se Lourdes sia qualcosa di puramente esteriore oppure sia un lungo intensamente e meravigliosamente spirituale. Forse è entrambe le cose. Forse esistono tante Lourdes quante le persone che la frequentano. A me sono piaciute questa sua molteplicità, la sua capacità di accogliere tutti, credenti e non, e la strana permeabilità tra il santuario e la città che gli sta intorno.

Nella'ultima foto: un incredibile via crucis ad elevato contenuto di testosterone messa in scena da un gruppo di fedeli scozzesi nella cappella di San Giuseppe.

2 commenti:

  1. Il pellegrinaggio a Lourdes, la madre di tutte le sfighe che mi sono capitate dal 2008 a oggi.

    Però concordo con te, suggestiva, intensa e, per chi ci crede, un momento di Fede intensissima. Io come al solito riuscivo solo a vedere le bancarelle e i negozi coi gadgets.

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