domenica 3 maggio 2015

Italia, il nulla col Padiglione Intorno

In questa foto si vede: [1] Il titolare del presente blog, con pochissimi minuti di sonno alle spalle. [2] L’amministratore delegato del Belpaese, in posa plastica, dopo sedici ore di pubbliche relazioni. [3] Una briciola di Palazzo Italia, nel suo abbacinante splendore biodinamico.

In questa foto non si vedono: [1] I cavalieri che fecero l’impresa, la squadra che ha costruito tutto in tempi record e che ancora un attimo prima dell’inaugurazione sta lavorando per sistemare le cose. C’è quello che insegue gli elettricisti perché le cappe del ristorante non funzionano. Quello che indica un punto del soffitto e spiega che lì c’è una perdita ancora da sistemare. Quello che scherza sulle dichiarazioni di conformità firmate all’ultimo momento. Quello che ha appena finito di parlamentare con la direzione di Expo per far entrare gli operai subito dopo mezzanotte. [2] I contenuti. Semplicemente perché non ci sono [o, meglio, perchè non sono degni del contenitore].

Cito dal sito di Expo2015 [e traduco]
La mostra dell’Identità Italiana è il cardine espositivo del Padiglione ed è interamente dedicata ai territori che hanno partecipato al suo progetto culturale e artistico. Sono state raccontate le quattro “Potenze Italiane” con l’aiuto delle 21 Regioni e Province autonome.
[traduzione: Potevamo fare una cosa sensata e parlare con una voce sola, abbiamo preferito 21 voci e 21 compromessi]
1) La Potenza del Saper Fare: 21 personaggi raccontano storie di professionalità applicata degli italiani, in arte e manualità, che hanno trovato soluzioni facendo impresa 
[traduzione: 21 statuine realizzate con una stampante 3D, ciascuna statuina con una didascalia e audio in italiano, i visitatori stranieri sono pregati di sorridere e passare oltre]
2) La Potenza della Bellezza: ci sono 21 panorami e 21 capolavori architettonici che raccontano la bellezza dell’Italia
[traduzione: tre stanze caleidoscopio con specchi e maxischermi, bellissime e divertentissime, starebbero bene anche in una discoteca di Miami o in un night club equivoco di Astana]
3) La Potenza del Limite: qui ci sono 21 storie di impresa agricola, agroalimentare, artigianale che racconteranno la più specifica delle grandezze italiane, la capacità di esprimere il meglio di noi nelle circostanze più proibitive, di coltivare vigneti di eccellenza su cucuzzoli aridi e non meccanizzabili, la potenza più vicina alla virtù del limite
[traduzione: ciascuna storia una teca, ciascuna teca un ologramma, ciascun ologramma un’idea che non viene spiegata: o conoscete le storie in anticipo o non avete speranze]
4) L’Italia è la Potenza del Futuro e viene raccontata attraverso un Vivaio di 21 piante rappresentative delle Regioni: la Piazza del Campidoglio a Roma, dove Michelangelo creò il mosaico dell’armonia rinascimentale. Dal mosaico si leva un grande Albero, l’Albero della Vita, una struttura di acciaio e legno, alta 37 metri, con 25 metri di apertura, pensata dal designer e creativo Marco Balich e collocata al centro della Lake Arena
[traduzione: è come stare alla Minitalia, c’è un grande “vaso” a forma di stivale con dentro una pianta per regione, fuori c’è l’albero della Vita]
Dentro al Palazzo Italia il visitatore trova la mostra dei mercati, un sistema interattivo che permette il dialogo con i più grandi mercati ortofrutticoli d’Italia a Firenze, Roma e Palermo. Oltre 750 scuole, con 11.000 studenti, presentano le loro esperienze didattiche nello spirito di Expo Milano 2015. In uno spazio lungo cento metri di buio totale, gestito dall’Unione Italiana Ciechi, i visitatori possono vivere l’esperienza irripetibile della privazione (la “vista” che non c’è), prima di uscire nel trionfo di luci della Vucciria di Guttuso. 
[traduzione: di tutto ciò, si vede solo la Vucciria, messa in un angolo, in una teca mal progettata, con tre vetri invece di un unico cristallo: sta là, come il quadro di uno zio pittore che si è appeso nel punto più remoto del tinello pur di non offenderlo].
Nell’atrio, un’opera romana (la Demetra) e un artista contemporaneo si confrontano nel solco della bellezza e dell’arte.
[traduzione: tra la bellezza classica e quella contemporanea il solco è così profondo che si preferisce non dire nemmeno il nome dell’autore].

Qualche ora più tardi ha cominciato a piovere. Dal buco nel soffitto è entrata l’acqua, proprio come aveva previsto l’ingegnere al mio fianco. Sono sicuro che a mezzanotte un operaio si è arrampicato lassù e ha cercato di sistemare il problema.

Sarebbe bello se qualcuno volesse sistemare anche la mostra.

Altrimenti tutto il resto, tutto il bello che c'è, l'emozione del Padiglione Zero, il masterplan con l'isola a forma di Pesce, il Cardo e il Decumano, gli Hortus, la Collina Mediterranea, l'Anello Verde, le infrastrutture e i collegamenti saranno in qualche modo sprecati.


PS: C’è anche l’istallazione sul Mondo senza l’Italia, ma è così imbarazzante che è meglio non parlarne. Idem per quanto riguarda il piano dedicato al Lazio e a Roma Capitale: pure la pro loco di Caronno Pertusella avrebbe fatto meglio.





2 commenti:

  1. Che cavolo, già ero poco invogliato ad andarci... ora me l'hai fatta passare del tutto.

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    1. Volendo, in un mese, si riesce a sistemare tutte le magagne a riallestire il contenuto. La parola chiave è "Volendo".

      E' un peccato che i contenuti di Palazzo Italia siano così deboli. Svizzera e Inghilterra, con due idee molto chiare se lo mangiano.

      In alternativa, ci potrebbero trasferire la mostra curata da Celant per la Triennale (che, tecnicamente, è il padiglione Arts&Food di Expo).

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