martedì 17 marzo 2015

È la maieutica, bellezza!

- Mi parli de Le Nuvole.
- Io, veramente, avrei preparato Le Rane

Sono passati vent’anni, ma ancora me la sogno, la maturità. Chiudo gli occhi, mi addormento, ed eccomi di nuovo là. La maturità è un incubo ricorrente. Anzi, nel mio panorama onirico, rappresenta un vero e proprio genere. Ci sono le maturità realistiche, filologicamente inappuntabili, autentiche rievocazioni storiche di quell'orale infernale equamente diviso tra Dante, Manzoni, Omero e la commedia greca. Ci sono le maturità ipertrofiche, in cui tutto è gigantesco, la scuola esplode fino a diventare la cancelleria del Metternich e un esercito di burocrati kafkiani afflitti da manie ossessivo-compulsive si siede al posto dei commissari. Ci sono le maturità bergmaniane, fredde, in bianco e nero, con Dioniso in persona che dispone i pezzi sulla scacchiera chiedendomi di intonare un ditirambo. E, sempre e comunque, ci sono io al centro, convinto di non sapere abbastanza, che sussurro le mie risposte con voce strozzata, mentre intavolo un dialogo silenzioso col mio stomaco: "Ti prego, trattieni il vomito, almeno finché non sarà finita e potrò scappare da qualche parte".

La mia insegnante di greco -sempre sia lodata- diceva che leggere i classici era un modo per capire il presente. Sarà. Ma non è detto che bastino le musichette alla Bregović, degli attori pur bravi e una Mercedes da campo nomadi per rendere attuale e divertente una commedia del 423 avanti Cristo. Oppure -e non mi sento di escluderlo- sono io che ancora una volta non credo di aver studiato abbastanza (e comunque, non ero il solo convinto che saremmo andati a vedere le Rane. Vero, Ale?).

LE NUVOLE
di Aristofane
Teatro ElfoPuccini
Sala Shakespeare | 17 - 29 marzo 2015

5 commenti:

  1. Mi hai fatto venire una incontenibile voglia di conoscere tutto del teatro greco, dei ruoli, degli usi e dei termini ad esso legati.

    Vuoi farmi da insegnate di greco (che non c'ho voglia di leggermi mezza Wikipedia)?

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    1. Tesoro, tu mi vuoi male. L'unica cosa che mi ricordo è una citazione di Aristotele ne "La poetica" secondo cui la tragedia nacque απο των εξαρχοντων τον διθυραμβον (cioè da quelli che intonavano il ditirambo).

      Poi c'era quella cosa degli attori con le maschere, i falli di cuoio e le natiche imbottite che mi è ha sempre fatto pensare a delle pratiche teatrali leggermente fetish.

      Tutto il resto è meglio lasciarlo riposare nei cassettini della memoria.

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  2. concordo con la tua insegnante di greco, anche perché credo che l'uomo da quei tempi non sia cambiato per nulla
    invece faccio molta fatica a capire gli incubi sulla maturità, è un evento del mio passato che ricordo con molta serenità, dovrò parlarne con la mia analista...

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    1. Non ho mai incubi di altro genere. Solo quelli legati al rito di passaggio e alla mia presunta inadeguatezza. Puoi chiedere alla tua analista se è normale? Vuol dire che ho un eccesso di fiducia nel futuro?

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    2. se la spiegazione è che tu hai un eccesso di fiducia nel futuro, allora io, non facendo quest'incubo, non ne ho... chiederò

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