domenica 8 settembre 2013

C.I.02bis. Bruma - Santiago (41 km + un po')

Pellegrini incontrati alla partenza: 3.

Pellegrini incontrati sul Cammino: 0.

Pellegrini registrati in ostello: alcune centinaia (compreso l'autore del blog).

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Ieri la temperatura è scesa all'improvviso. Pare che il nord della Spagna sia stato flagellato dai temporali. Per fortuna non la Galizia. Per la prima volta ho dormito nel sacco a pelo (meglio così: non mi potrò lamentare di averlo portato).

Questa mattina c'era ancora un vento gelido. Pensavo di partire a razzo, per scaldarmi, ma c'è stato un fuori programma: il pellegrino OchoConCuatro. Per gli amici, Alejandro Gonzáles.

OchoConCuatro. Classe 1929. Nativo di Palencia. Residente a Madrid. Campesino non del tutto in pensione. Mi ha rivelato orgoglioso la sua età durante la colazione: "Ochenta y cuatro". E ha rafforzato il concetto disegnando i numeri con l'indice destro sul palmo della mano sinistra: "Ocho con cuatro!".

Due anni fa è partito per il suo primo Cammino: Madrid, Léon, Compostela. Il primo giorno si è perso. Il secondo giorno gli è andata meglio. Parecchie settimane dopo è arrivato alla meta, un po' stanco ma parecchio soddisfatto. Era la sua prima vacanza. La prima di tutta la vita.

Quest'anno è partito dai Pirenei. Non essendo pratico di discese si è massacrato i piedi prima di arrivare a Roncisvalle. Ciononostante, ha continuato fino a Léon. Poi, visto che da lì in avanti conosceva già la strada, ha preso un pullman per Ferrol e si è gettato anche lui nel Cammino Desconocido. Mezza tappa per volta, schiacciato sotto uno zaino da signore d'altri tempi (ieri sera ne ha estratto un pigiama blu perfettamente stirato) e appoggiandosi a due bacchette di metallo. "L'unico problema è che non ho le mani libere per tenere la torcia e al buio non ci vedo tanto bene...".

E così eccoci in marcia sotto un cielo nero trapunto di stelle. Io a far luce e lui a raccontare di campi e trattori, dei figli inurbati, di internet e GPS (che no ha e non sa usare ma gli piacerebbe). Per l'occasione ho raccolto uno dei bastoni che Beniño, l'hospitalero di Bruma, lascia accanto alla porta per chi parte e ho avuto la conferma che camminare con una trave di legno al seguito è molto stiloso ma del tutto inutile.

Ci siamo separati qualche ora dopo. Una maschia stretta di mano e buen camino, ognuno con suo passo.

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Gli ultimi cinque chilometri prima di arrivare a Sigüeiro non godono di buona fama. Per me sono fantastici. Prevalentemente in discesa, saltuariamente in salita, quasi totalmente all'ombra e assolutamente deserti: un lungo rettilineo sterrato che pare fatto apposta per pensare mentre le gambe vanno avanti da sole. Da lì in poi ci sono altri sedici chilometri per Santiago (ma come al solito la misura è teorica e non si capisce mai se si intenda il confine della città o la piazza della cattedrale, in ogni caso i pilastrini a un certo punto scompaiono).

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Dicono che l'arrivo del Cammino Inglese sia meno bello del francese. Per me è il contrario. I boschi continuano ininterrotti fino alle porte della città. Poi qualche campo, il minuscolo polígono industrial, il cimitero e le casette da obrero gallego col profumo della carne grigliata e il tifo che spinge Alonso dal decimo al secondo posto. La strada scende tranquilla, attraversa un parco, poi un'altro, evita i negozi per turisti e arriva quasi di nascosto davanti alla'Obraidoro. E' un finale perfetto. E per chi ha poco tempo o non è troppo in forze, è sicuramente un Cammino più bello e intenso di quello che comincia a Sarria.

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Super, ho incontrato Quije, il tedesco del primitivo, e Samuel, il coreano di Finisterre e Muxía. La síndrome del piccolo paese continua: ci chiamiamo tutti per nome.

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