sabato 28 febbraio 2009

Momento "pro loco"

Dici navigli e la gente pensa subito alla Darsena, al Naviglio Grande e a quello Pavese, ai pittori, ai locali che si somigliano tutti, ai turisti che scattano foto e ai ragazzi che fanno tardi la sera. Per me invece, il naviglio è quell'altro, quello a nord, il fratello minore.
La Martesana è una striscia d'acqua lunga quaranta chilometri, dalle rive dell'Adda fino in città. Una volta alimentava la fossa interna. Oggi scompare alla Cassina de' Pomm e continua il suo viaggio sotto Melchiorre Gioia, la cerchia dei Bastioni, Corso Lodi e poi giù, fino alla Via Emilia.
Cinque secoli e mezzo di storia. Voluta da Francesco Sforza. Costruita in poco più di vent'anni. Portava l'acqua nei campi e le merci in città. La Martesana è una macchina del tempo. Ti riporta in una Milano che non esiste più, la Milano affacciata sull'acqua, con le case basse, i ponti di pietra, gli argini in ceppo lombardo e le ringhiere di ferro battuto. Comincia con una Milano di fine ottocento, sospesa tra artigianato e rivoluzione industriale. Poi arrivano i campi, le cascine, le stalle, e Milano si riscopre agricola e contadina.
Il sole sorge poco dopo le sette. Lo vedo alzarsi in mezzo alla nebbia. Lento, rosso, magnifico. Ho le lacrime agli occhi e non capisco se sia per lo stupore, il freddo, la fatica o perché mi è appena tornata in mente una cosa. C'è ancora la brina nei campi e l'odore del letame si mischia a quello dell'acqua stagnante. In fondo a via Idro c'è il sifone che impedisce al Lambro di incrociare il canale. Un vecchio pescatore ha disposto le sue canne proprio qui, subito dopo il ponte in lamiera. Guarda il fiume e aspetta.

L'alzaia corre parallela al naviglio. Veniva usata per trainare i barconi con buoi e cavalli. Adesso si percorre a piedi o in bicicletta. Niente macchine. Ogni tanto si incontra un ciclista, uno di quelli mascherati come Pantani, oppure un pendolare in giacca e cravatta con la ventiquattrore attaccata alla ruota di dietro. Ogni tanto c'è qualcuno che corre. Ogni tanto un'oca ti taglia la strada borbottando quà quà. I germani reali planano lenti sull'acqua con le loro zampe arancioni e il collo di quell'incredibile verde cangiante. Di solito ci sono pure gli aironi, ma forse non è la stagione giusta oppure stanno ancora dormendo.

La strada attraversa i paesi e le campagne, passa in mezzo a vecchi parchi e nuovi giardini, sfiora case, chiese e mulini. In primavera ci voglio tornare con la bici, arrivare fino a Cassano d'Adda, sdraiarmi in un prato e fare un picnic. Siete tutti invitati. Questa mattina faccio solo fino a Gorgonzola e ritorno. Per domani ho già un mezzo progetto...


Visualizzazione ingrandita della mappa
Distanza:
35,120 km
Tempo:
2 54' 00''
Velocità media:
12,11 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.522,373
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.492,756

9 commenti:

  1. Leggendo e guardando, verrebbe da venire a correre per passare di li.
    Mau

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  2. Davvero non ci sei mai stato? Bisogna rimediare al più presto.

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  3. No, mai. Conosco molto poco Milano.
    Tutte le votle che ci sono stato era sempre molto di "corsa". Mi ha sempre dato l'idea di esser un pò troppo frenetica... è evidente che mi sbagliavo. Proverò ad allenarmi sulla corsa?

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  4. Non ti preoccupare, anche i milanesi la conoscono poco. A me piace perchè non si "concede" facilmente. Devi andarla a scoprire un pezzo per volta e saper apprezzare anche le piccole cose. Poi, è ovvio, ci sono anche delle cose mostruose. Tu dove sei ubicato?

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  5. ... insomma dei luoghi per apprezzatori . Io sono di Padova. Città molto meno cosmopolita, per fortuna. Sempre per fortuna, sono Padovano ma con un pò di origini da altre parti d'Italia.

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  6. Se non sbaglio da voi le vie d'acqua non mancano. Non ci sono mai stato. Avevo una compagna d'università padovana e mi raccontava sempre dello struscio in piazza nel fine settimana. Si fa ancora?

    Io sono un misto di sangue genovese, napoletano, abruzzese e siciliano, ma essendo nato qui mi sento "di Milano" (che forse non è proprio come essere "milanese", ma forse i milanesi veri si sorno ormai estinti).

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  7. il tuo blog si è mangiato il mio commento che avevo scritto 2 ore fa...
    ( probabilmente sono io che sono rinco, però è sicuramente stato il tuo blog...)

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  8. Fare lo struscio fa un pò maniaco sui bus... mi struscio di qua mi struscio di la...
    Si usava dire farsi delle vasche ( chissà se i gioveni d'oggi usano ancora le stesse espressioni...)
    Padova era piene di vie d'acqua, ma alcune sono state in parte interrate. Comunque nella sala anatomica del Bo' c'è ancora la botola sotto il tavolo anatomico.
    Quando stavano per essere scoperti, i primi anatomisti (?), facevano sparire tutto nel canale sotteraneo sottostante.

    (ovviamente il post non era così)

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  9. Mauro
    In effetti lei non diceva "struscio" ma usava qualche amena espressione locale che adesso non mi ricordo.

    Blog
    Cattivo! Non si mangiano in commenti dgli ospiti. Avanti, sputa. Sputa!

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