venerdì 12 luglio 2013

Per caso

"Per caso hai in programma qualche gita?". Nel vocabolario di mio padre la voce gita è così spiegata: spostamento umano in assenza di ausili meccanici con dislivello minimo non inferiore all'altezza del Nanga Parbat e distanza calcolabile in miriametri. Rispondo che no, non ho nulla in programma.

"Per caso ti serve lo zaino?". Gli ricordo che da sei mesi ho una gamba fuori uso per cui la mattina, invece di correre o pedalare, faccio colazione a pane e fisioterapia. Quindi, a meno che non si scateni una qualche infezione degna di The Walking Dead o si finisca tutti a bivaccare come in Revolution, no, non credo di averne bisogno a breve.

"Per caso me lo porti? E magari anche il resto della tua attrezzatura?". Da quando è andato in pensione, mio padre ha ripreso a frequentare sentieri e vie ferrate come quando a vent'anni faceva l'alpino. Evidentemente, il pensiero di tutto quel ben di Dio inutilizzato gli stava togliendo il sonno. E visto che il sonno degli anziani è sacro, ieri sera mi sono caricato in spalla tutto quello che mi aveva chiesto e glielo ho portato.

Solo che riprendere in mano quelle cose mi ha fatto uno strano effetto. Tipo che oggi ero sveglio già prima dell'alba. E quando è spuntato il sole mi è sembrato un delitto non uscire. Anche perché gli uccellini mi cinguettavano intorno come a quella sciampista di Biancaneve. E l'aria era così fresca che sembrava di stare alla Rinascente. E anche i milanesi avevano un'aria felice, o forse erano solo ancora troppo addormentati per guardarsi con reciproco sospetto. Ed è vero che la gamba era contenta come la Sozzani davanti ai saldi dell'Upim, ma il resto del corpo era entusiasta. Quindi, non so, magari una gita non la faccio, ma una scampagnata, di tre-quattrocento chilometri, su una zampa sola, chissà... Così, come direbbe il genitore, per caso...

1 commento:

  1. figliuolo, ma alcolizzarti fino a collassare la sera precedente come noi persone normali no??

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