martedì 28 aprile 2009

Paparazzi

Stramilano 2009 - km 5
Stramilano 2009 - km 21
Inizio a credere che i fotografi delle corse si divertano a prendermi nei momenti peggiori. Comunque grazie a Antonio e Arturo.
Distanza:
15,397 km
Tempo:
1 15' 00''
Velocità media:
12,32 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.523,792
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.707,710

sabato 25 aprile 2009

O partigiano, portami via...

«Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini» (Piero Calamandrei)

Caro blog,

questa mattina volevo scrivere un post sui luoghi e sulla memoria, sui nomi delle strade, sulle lapidi e sui monumenti, sul correre prima dell'alba in una città libera e pacificata. Volevo scrivere che non c'è scandalo nel portare un fiore dove riposa di chi è morto a vent'anni per difendere l'unico ideale che gli era stato insegnato. Ma volevo anche dire che provare compassione non ci autorizza a riscrivere la storia. Il 25 aprile non è la festa di tutti e non potrà mai esserlo. Oggi è la festa di chi è salito in montagna, di chi ha saputo distinguere ciò che era giusto dal suo contrario, di chi si è sporcato le mani col sangue dei propri fratelli. Erano comunisti, liberali, laici, socialisti, cattolici, anarchici, azionisti e repubblicani. E non avevano paura di combattere l'uno accanto all'altro.

Il 25 aprile non è di tutti, ma dovrebbe essere di molti. Questo pomeriggio davanti al Duomo c'era solo una parte, con le sue bandiere, i suoi slogan e le sue canzoni. Gli altri non c'erano o stavano in disparte. E le migliaia di persone che hanno coperto le parole di Formigoni con i loro fischi e i loro insulti hanno dato uno spettacolo indegno della Resistenza. Così come indegno e incivile è stato il silenzio compiaciuto di molti presenti sul palco. Alla fine, c'è voluto un vecchio signore per spiegare alla piazza che «Bisogna avere la pazienza di ascoltare anche quando una persona non ci piace, perché questa è la democrazia».

Si nasce incendiari e si muore pompieri. Se continua così, mi sa che morirò democristiano...


Visualizzazione ingrandita della mappa
Distanza:
22,040 km
Tempo:
1 47' 00''
Velocità media:
12,36 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.521,612
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.702,567

sabato 18 aprile 2009

duepiediminuscoli

SMS DU JOUR (perché anche io, ogni tanto, accendo il telefono)
09:29io:Ciao maritino. Ci sono notizie da dentro la pancia?
09:30lui:Non parla molto, ma suscita interesse da parte della ricerca. Ora siamo in attesa del responso da monitoraggio medico settimanale in mangiagallo. Un bel posto per passare sabato mattina.
09:35io:Capisco le gioie della paternità e l'interesse morboso per l'anatomia femminile, ma potresti inventare scuse migliori per non venire a correre con me all'alba...
10:24lui:Ora il caso è interessante. Ci tengono qua.
10:31io:Per farvi sperimentare la cucina del luogo o hanno intenzioni serie?
10:35lui:Dalla procedura descritta sembra più di un piatto di spaghetti.
10:37io:Vengo a farti compagnia mentre in cucina si divertono a spignattare?
10:40lui:Aspetta. Ti avvisiamo noi. Ti piace Eleonora?
10:43io:Come la Brigliadori? E poi lo abbreviano in Eleo che fa un po' viados... Se puntiamo sul caribeconfuso allora propongo Andrea che fa anche Diavolo veste Prada. Cucina tradizionale o usano coltelli da sushi?
Esattamente cinque ore più tardi, secondo tradizione e senza bisogno di coltelli, è nata Sofia, che è bionda, pesa 3.370 grammi e ha due piedi minuscoli.


Visualizzazione ingrandita della mappa
Distanza:
20,040 km
Tempo:
1 40' 00''
Velocità media:
12,02 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.526,381
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.680,551

giovedì 16 aprile 2009

Venerdì scorso

Itboy è ancora un po' devastato e pieno di graffi ma è anche felice perché ieri ha finalmente ripreso a correre. Questa mattina parla di sé in terza persona perché la scorsa notte ha letto fino a tardi e certi romanzi gli fanno questo effetto.

Itboy entra in una cucina non sua. Accende un televisore non suo. Vede le bare di morti non suoi. Vede un piazzale pieno di gente e dolore. Vede adulti in lacrime e bimbi che li consolano. Vede lo strazio di chi resta e il vuoto di chi non c'è più. Vede macerie grigie accatastate su prati verdi. Vede la montagna ancora bianca di neve. Vede prelati e politici che non sanno e non possono dire perché.

Itboy non sa cosa pensare, quindi tace, apre le uova, pesa il burro, versa la farina e comincia a impastare. Si sente un po' ipocrita. Ieri ha ricevuto una lettera dalla Curia, diceva "scomunica". Oggi prepara pastiere per trenta persone. Quest'anno cambia ricetta, ne prova due, magari saranno buone come quelle diggiù.

Itboy non è mai stato a Napoli, ma sua nonna e sua madre ci sono nate. Itboy è stato in Abruzzo una volta soltanto, per poche ore, ma è da lì che veniva suo nonno. E lì, di certo, ci sono parenti che nemmeno conosce. Più tardi farà una donazione alle vittime del terremoto. Adesso, pensa solo a sfornare le teglie quando sembrano pronte. C'è qualcosa di incongruo nel preparasi a una festa guardando chi soffre. Vorrebbe condividere questi pensieri con gli altri, ma è solo e non ha un computer a disposizione così scarabocchia tutto su un tovagliolo di carta.
A distanza di qualche giorno, spenti i riflettori sulla prima emergenza, a sembrarmi incongrui sono i discorsi sulle vignette e le battute dei comici, come se non ci fossero cose più gravi a cui pensare...

RICETTA 1

Preparate una pasta frolla con 300 grammi di farina, 150 di zucchero, 150 di burro, un uovo intero, un tuorlo e una grattata di arancio.

Versate in un tegame 580 grammi di grano cotto, 250 di latte, un cucchiaio di zucchero, un pizzico di sale e un quarto della bottiglietta d'acqua di fiori d'arancio. Aggiungete una scorza di limone e cannella in polvere. Amalgamate gli ingredienti e lasciateli bollire a fuoco lento per 10 minuti.

Stemperate 500 grammi di ricotta con 250 di latte. Sbattete 6 tuorli d'uovo con 480 grammi di zucchero e il rimanente fior d'arancio. Unite al composto di uova e zucchero la ricotta stemperata col latte, 70 grammi di macedonia candita, 2 bustine di vanillina, il grano bollito ancora tiepido e il succo di un'arancia spremuta.

Amalgamate bene gli ingredienti e aggiungete le chiare d'uovo montate a neve.

Imburrate una teglia (a bordi alti di circa 32 cm di diametro). Con il matterello tirate una sfoglia sottile e rivestite il recipiente con la pasta frolla. Versatevi il composto e decorate la superficie con sottili strisce di pasta disposte a griglia. Infornate in forno caldo e lasciate cuocere a 180° fino a quando la superficie non avrà assunto un bel colore dorato intenso (60 minuti circa). Spegnete il forno e lasciate riposare la pastiera per un'altra mezz'ora. Togliete dal forno, lasciate raffreddare completamente, sformate e spolverizzate con lo zucchero a velo setacciato
RICETTA 2

Preparate una pasta frolla con 500 grammi di farina, 200 di zucchero, 200 di burro, 3 uova intere e un pizzico di buccia d'arancia grattugiata.

Versate in un tegame 420 grammi di grano cotto, 300 di latte e un cucchiaio di burro. Fate bollire e mescolare finché non diventa crema.

Appena la crema è raffreddata, versatela in un tegame, aggiungete 700 grammi di ricotta, 700 di zucchero, 150 di cedro candito, 7 uova intere, 3 tuorli, una bustina di vaniglia, 2 fiale di fior d'arancio.

Imburrate la teglia, foderatela con la frolla, versatevi il ripieno, decorate e infornate a 200°. Non appena la superficie è dorata, spegnere il forno e lasciate il dolce all'interno per circa un'ora. Spolverizzate con zucchero a velo.
Distanza:
15,017 km
Tempo:
1 15' 00''
Velocità media:
12,01 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.542,561
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.670,752

domenica 12 aprile 2009

Ore sette: scalare una montagna e scendere al mare


Visualizzazione ingrandita della mappa
Distanza:
16,540 km
Tempo:
1 31' 00''
Velocità media:
10,91 km/h

km corsi negli ultimi 6 mesi:
1.538,728
km corsi negli ultimi 12 mesi:
2.661,004

domenica 5 aprile 2009

Una manciata di chilometri

Questa volta prometto di aggiornare il post in tempo reale o quasi.
06:15 Ho passato la notte con gli occhi spalancati e questo non è bene. Maledetta insonnia, avrò dormito si è no per un paio d'ore. Ho avuto anche gli incubi. Sognavo di sbagliare percorso, di correre nella direzione sbagliata, di dovermi arrampicare su colline spuntate dal nulla, di avere qualcuno aggrappato alla schiena e di non arrivare mai al traguardo. Sono così rintronato che ho appena cercato di farmi la barba col dentricio (questo). Adesso chiamo la IAAF e propongo una nuova disciplina estrema: la corsa con privazione del sonno. Vince chi riesce a morire per ultimo. I sopravvissuti verranno fucilati con disonore.
08:00 A Milano ci sono 12 gradi e il cielo coperto. Non ho ancora deciso se vestirmi da integralista islamico o da porno odalisca (non sono previste soluzioni intermedie ma ho una borsa piena di roba per cambiare idea fino all'ultimo momento). Questa mattina a Pyongyang, invece, c'era bel tempo e tutti sapevano cosa fare. Ogni tanto anche io vorrei avere delle certezze...
09:05 Coincidenze. Oggi sono due anni che non mi parla. Si vede che come fidanzato non ero granchè, ma come amico dovevo fare proprio schifo. Vado. Se non avete niente di meglio da fare potete seguirmi da qui e qui.
13:56 Sono appena tornato a casa dopo il pastaparty nelle tende della Croce Rossa. Non so nemmeno che tempo ho fatto. Forse 1 e 40. Il tabellone all'arrivo non funzionava. Ho incontrato QuelloFigo che ha chiuso in 1 e 34 (lui è così figo che corre col cronometro). Adesso mi butto sotto la doccia, mi allitro come un cammello e cerco di ricostruire la giornata (honni soi a chi tenta di rovinarmi la sorpresa).
14:40 Funziona così. Un giorno all'anno la città corre. Ci sono tre gare. Alle 9 partono i cinquantamila di piazza Duomo. Quarantacinque minuti più tardi tocca ai bambini e alle loro famiglie. Alle undici meno un quarto comincia la mezza maratona. Quelli di meteomilano devono avere una sfera di cristallo perché succede esattamente come previsto. Prima le nuvole, poi una pioggerellina leggera. Sui prati dietro al Castello ci sono seimila persone che corrono verso gli alberi, le tende, i bar. Piccolo momento di panico. Il mondo si divide in due: chi tiene le braghe corte e chi si prepara per una spedizione polare. Io non rinuncio al completo da porno odalisca, 200 grammi di poliestere sono l'unica cosa che mi separa da una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.

Stretching, allacciatura delle scarpe, altro stretching, altra allacciatura (che con le scarpe, si sa, vado d'accordo come le sorelle di Cenerentola). Ci sarebbe anche la possibilità di farsi fare un massaggio, e sono molto tentato perché non c'è nemmeno la fila. Però cominciano ad arrivare i cinquantamila e decido di andare incontro a Petit e Barbarina (amici battono massaggiatore carino per 2 a 0).

Di Barbarina nessuna traccia. Petit arriva in Piazza del Cannone bello come il sole, con la sua maglia aderente, i calzoni elasticizzati e la lepre di lusso. Già, perché Petit non lascia mai nulla al caso e se decide di partecipare a una corsa non competitiva come minimo si fa accompagnare da Aleppì che oggi non corre perché settimana scorsa ha sputato l'anima sotto la pioggia alla Scarpa d'oro (01:37:55, un mito!). E siccome una lepre non basta, mi aggrego anche io e li accompagno fino all'Arena, con quell'arrivo tortuso che sembra un percorso di mountain bike.
Il cielo si apre. Le gabbie sono un colabrodo. Tutti si infilano dappertutto. L'organizzazione non riesce a controllarli. Lenti e veloci finiscono uno accanto all'altro. La fanfara dei bersaglieri attacca a suonare. Mai visto keniani ed etiopi così da vicino. Fisici tirati fino all’inverosimile, piccoli, leggeri, con le gambe sottili. Sembrano quasi dei passerotti. I soldatini in alta uniforme fanno sparare il cannone. Una nuvola bianca invade la strada. I piccioni volo via spaventati. I passerotti là davanti diventano sparvieri.

Come previsto, dietro è un casino. Dopo meno di cento metri ci sono le prime cadute. La gente spinge, urta, cerca in tutti i modi di non restare intrappolata nel gruppo. La situazione migliora solo dopo l’inversione a U sugli Champs-Élysées de'noartri. Al quinto chilometro supero Linus che, porello, è costretto a salutare tutti quelli che incontra per strada.
Dove sono i pacemaker? Perché non ci sono? Come faccio a capire se sto andando bene o male? Perché non ci sono i display a ogni rilevamento? E soprattutto, perché il ditone ha già cominciato a farmi male? Quello che mi corre accanto attacca a ripetere che la maratona è questione di testa mentre la mezza è solo questione di gambe. A parte il fatto che senza le gambe col cavolo che ci arrivi al quarantaduesimo chilometro, ma perché hai deciso di farmi scoppiare la testa? Ti pare che non mi stia già facendo abbastanza domande per i fatti miei? Ecco, guarda, ora mi bevo un bel bicchiere di Gatorade e poi faccio finta che non esisti più. Come stanno venendo bene le ex torri FS a Garibaldi. Spugne? Sì, grazie, qui comincia a far caldo. Toh, guarda chi si vede? Francesco Arone e i suoi piedi scalzi.
Gli automobilisti milanesi cominciano a dar segni di squilibrio. I podisti milanesi rispondono mandandoli a quel paese. O ingiuriando le mamme altrui che è sempre un classico. Altro Gatorade. Altri chilometri. Altra spugna. Curva stretta a San Vittore. Chi è il pazzo che ha disegnato questo cuneo all'incrocio tra Via Foppa e Via Washington? Non si poteva usare quella stradina carina che taglia bene l’angolo? Simpatico il biondino dei Road Runners.
Da qui in poi è un tutta discesa. Un soffio. Polmoni che esplodono. CityLife. Le ultime spugne. Corso Sempione. La torre della Rai. Quella del Filarete all'orizzonte. Il Gatorade. Quasi non riesco neanche più a bere. La cancellata del parco. Le moto che con i fotografi. Per favore, almeno stavolta fatemi delle foto decenti. Il cartello dell'ultimo chilometro. Ce la posso fare. La terra battuta. Sto parlando da solo. Il fianco dell'Arena. L'ultima curva. La pista d'atletica. I piedi che affondano sulla superficie soffice. Il traguardo. Le braccia levate al cielo. È finita. Quanto ho fatto?
Non ci posso credere. Clamoroso al Cibali!. Senza aver dormito. Con la testa da un'altra parte. 5 minuti e 3 secondi meglio dell'ultima volta. È il mio nuovo record personale.
17:25 Coincidenze. Oggi sono 4.113 chilometri che non mi parla. Per la prima volta da quando ci conosciamo, i chilometri corsi da solo sono più di quelli fatti insieme.
Credo siano passati abbastanza giorni e abbastanza chilometri per fare questo.
Caro XXX (a secondo dei casi, sostituisci col tuo nome, il tuo soprannome o con uno di quei nominogli coccolosi che ti facevano spalancare gli occhi quando li dicevo a voce troppo alta per strada. Questo blog è assolutamente pubblico: ci passano i miei fratelli, i miei amici e più o meno tutti quelli che conosco. Non si vedono ma ci sono. Ci passano le persone che hai conosciuto e quelle che non hai mai voluto incontrare perché temevi si potesse sapere di te, di me, di noi... Ogni tanto c'è passato anche Simon ma sai che di lui puoi fidarti. In rete, come nella vita vera, la tua identità resta un segreto che non sarò io a rivelare. Chi non ha avuto la fortuna di conoscerti sostituisca con un nome, un soprannome o un nomignolo di fantasia, o con quello di una persona amata. La sigla non significa nulla. Non è una cosa sessuale. Non significa "Ex Ex Ex". Non c'entra niente con noi due. È solo un modo per rispettare la tua privacy).
17:51 La parentesi è venuta troppo lunga. Ricomincio.

Caro XXX,

Hai scoperto questo blog il 20 ottobre dello scorso anno. Ci sei arrivato dopo aver letto per alcuni mesi tutto ciò che succedeva da Cooper (che scrive molto meglio di me) e da Insy (che non scrive bene come Cooper, ma riesce sempre a strapparmi un sorriso, anche quando sono di pessimo umore) . Visiti queste pagine tre o quattro volte al giorno. Soltando due nel weekend. Sette se pubblico una mia foto senza vestiti (lo so, ho molti meno muscoli di un tempo). Nove se sono così stupido da farmi male correndo (grazie: è bello sapere che qualcuno ancora si preoccupa per la mia salute).

Un paio di settimane fa sei sparito da questi schermi per una decina di giorni. Nello stesso periodo, ho registrato dei collegamenti da Bangkok: venivano dal tuo MacBook con tastiera italiana (se non era lui, allora era il suo gemello cattivo e io non sono più tanto bravo a decifrare la tabella dei log). Sono sicuro che le pagode del Wat Phra Kaew non sono mai state così belle come nelle tue foto.

Adesso sei tornato e hai ripreso le vecchie abitudini. Arrivi, ti metti in un angolo, leggi i miei post, controlli i commenti e non dici nulla. Taci. Resti in silenzio. E, come al solito, il tuo silenzio è una delle poche cose che riescano davvero a ferirmi. Perché non capisco mai se stai solo cercando il coraggio per iniziare un discorso o se invece stai covando dentro qualcosa che prima o poi mi esploderà addosso.

Mi fa male ma non importa. Va bene così. Visto che non vuoi parlare, lo faccio io.
Mi hai detto che se non volevo più stare con te, allora dovevo uscire per sempre dalla tua vita. Mi hai chiesto di non contattarti. Mi hai scritto che qualsiasi gesto provassi a fare per starti vicino ti sembrava privo di senso. Eppure, eccoti qua.

Ho passato le ultime notti cercando di mettere in fila i pensieri e le parole. Ho immaginato almeno venti versioni di questo post. Ho anche provato a buttar giù qualche riga ma non veniva mai niente di buono. Mi sembrava di dire cose banali, scontate, già dette. E, in effetti, ti ho già detto tutto. Ti ho scritto un moleskine intero per spiegarti il mio punto di vista. E oggi non potrei farlo in modo diverso, né con altre parole. Quindi lo pubblico qui, in versione censurata e con abbondanti tagli, eliminando tutte le parti intermedie, i salti in avanti e quelli indietro, le cose che non c'entravano, quelle che erano solo mie, quelle che riguardavano altre persone e quelle che il pudore mi consiglia di non pubblicare.

[omissis]




[omissis]























[omissis]











[omissis]

Confermo tutto. Non so perché passi da queste parti, se c'è qualcosa che vorresti dire o se stai solo cercando di scoprire qualcosa. Sei comunque il benvenuto. Resta in silenzio e odiami pure se questo ti fa stare meglio. Però ricorda che potrai sempre contare su di me. Se non saprai dove comprare l'anello per Anna... Se ti servirà un paio d'organi... Se vorrai che qualcuno ti abbracci forte mentre apri i risultati di un brutto esame del sangue... Se avrai bisogno di una spalla su cui piangere... Ogni volta che avrai davvero bisogno di un amico, sai dove trovarmi.

Per qualsiasi altra cosa, ci sono delle regole. La prima, la più importante, è che sia tutto alla luce del sole. E, per favore, basta bugie. Perché io non ho niente da nascondere e non c'è nulla di cui mi debba vergognare. E lo stesso dovrebbe valere per te. Ma se cerchi solo qualcuno con cui vedere un film, andare in vacanza e fare del sesso senza complicazioni, allora rivolgiti altrove. Non hai bisogno di me per andare al cinema. E io non ho bisogno di traslocare a Mykonos, o da qualsiasi altra parte, per essere felice. Quanto al sesso, puoi trovare di meglio: lo sai che a letto sono una frana e che senza complicazioni non mi diverto.

Grazie di tutto. Barra l'opzione che preferisci.
GIC
A presto, GI
A mai più,Betto
A quando te la sentirai,Benedetto
nessuno
In ogni caso, sempre e comunque, forza noi.

Visualizzazione ingrandita della mappa


© itboy_76