Questa volta prometto di aggiornare il post in tempo reale o quasi.
06:15 Ho passato la notte con gli occhi spalancati e questo non è bene.
Maledetta insonnia, avrò dormito si è no per un paio d'ore. Ho avuto anche gli incubi. Sognavo di sbagliare percorso, di correre nella direzione sbagliata, di dovermi arrampicare su colline spuntate dal nulla, di avere qualcuno aggrappato alla schiena e di non arrivare mai al traguardo. Sono così rintronato che ho appena cercato di farmi la barba col dentricio (
questo). Adesso chiamo la
IAAF e propongo una nuova disciplina estrema:
la corsa con privazione del sonno. Vince chi riesce a morire per ultimo. I sopravvissuti verranno fucilati con disonore.
08:00 A Milano ci sono 12 gradi e il cielo coperto. Non ho ancora deciso se vestirmi da integralista islamico o da porno odalisca (non sono previste soluzioni intermedie ma ho una borsa piena di roba per cambiare idea fino all'ultimo momento). Questa mattina a Pyongyang, invece, c'era bel tempo e tutti sapevano
cosa fare. Ogni tanto anche io vorrei avere delle certezze...
09:05 Coincidenze. Oggi sono due anni che non mi parla.
Si vede che come fidanzato non ero granchè, ma come amico dovevo fare proprio schifo. Vado. Se non avete niente di meglio da fare potete seguirmi da
qui e
qui.
13:56 Sono appena tornato a casa dopo il
pastaparty nelle tende della Croce Rossa. Non so nemmeno che tempo ho fatto. Forse 1 e 40. Il tabellone all'arrivo non funzionava. Ho incontrato
QuelloFigo che ha chiuso in 1 e 34 (lui è così figo che corre col cronometro). Adesso mi butto sotto la doccia, mi allitro come un cammello e cerco di ricostruire la giornata (
honni soi a chi tenta di rovinarmi la sorpresa).
14:40 Funziona così. Un giorno all'anno la città corre. Ci sono tre gare. Alle 9 partono i
cinquantamila di piazza Duomo. Quarantacinque minuti più tardi tocca ai
bambini e alle loro famiglie. Alle undici meno un quarto comincia la
mezza maratona. Quelli di
meteomilano devono avere una sfera di cristallo perché succede esattamente come previsto. Prima le nuvole, poi una pioggerellina leggera. Sui prati dietro al Castello ci sono seimila persone che corrono verso gli alberi, le tende, i bar. Piccolo momento di panico. Il mondo si divide in due: chi tiene le braghe corte e chi si prepara per una spedizione polare. Io non rinuncio al completo da porno odalisca, 200 grammi di poliestere sono l'unica cosa che mi separa da una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Stretching, allacciatura delle scarpe, altro stretching, altra allacciatura (che con le scarpe, si sa, vado d'accordo come le sorelle di Cenerentola). Ci sarebbe anche la possibilità di farsi fare un massaggio, e sono molto tentato perché non c'è nemmeno la fila. Però cominciano ad arrivare i cinquantamila e decido di andare incontro a
Petit e
Barbarina (amici battono massaggiatore carino per 2 a 0).
Di Barbarina nessuna traccia. Petit arriva in Piazza del Cannone bello come il sole, con la sua maglia aderente, i calzoni elasticizzati e la lepre di lusso. Già, perché Petit non lascia mai nulla al caso e se decide di partecipare a una corsa non competitiva come minimo si fa accompagnare da Aleppì che oggi non corre perché settimana scorsa ha sputato l'anima sotto la pioggia alla
Scarpa d'oro (01:37:55, un mito!). E siccome una lepre non basta, mi aggrego anche io e li accompagno fino all'Arena, con quell'arrivo tortuso che sembra un percorso di mountain bike.
Il cielo si apre. Le gabbie sono un colabrodo. Tutti si infilano dappertutto. L'organizzazione non riesce a controllarli. Lenti e veloci finiscono uno accanto all'altro. La fanfara dei bersaglieri attacca a suonare. Mai visto keniani ed etiopi così da vicino. Fisici tirati fino all’inverosimile, piccoli, leggeri, con le gambe sottili. Sembrano quasi dei passerotti. I soldatini in alta uniforme fanno sparare il cannone. Una nuvola bianca invade la strada. I piccioni volo via spaventati. I
passerotti là davanti diventano sparvieri.
Come previsto, dietro è un casino. Dopo meno di cento metri ci sono le prime cadute. La gente spinge, urta, cerca in tutti i modi di non restare intrappolata nel gruppo. La situazione migliora solo dopo l’inversione a U sugli
Champs-Élysées de'noartri. Al quinto chilometro supero
Linus che, porello, è costretto a salutare tutti quelli che incontra per strada.
Dove sono i
pacemaker? Perché non ci sono? Come faccio a capire se sto andando bene o male? Perché non ci sono i display a ogni rilevamento? E soprattutto, perché il ditone ha già cominciato a farmi male? Quello che mi corre accanto attacca a ripetere che la maratona è questione di testa mentre la mezza è
solo questione di gambe. A parte il fatto che senza le gambe col cavolo che ci arrivi al quarantaduesimo chilometro, ma perché hai deciso di farmi scoppiare la testa? Ti pare che non mi stia già facendo abbastanza domande per i fatti miei? Ecco, guarda, ora mi bevo un bel bicchiere di
Gatorade e poi faccio finta che non esisti più. Come stanno venendo bene le
ex torri FS a Garibaldi.
Spugne? Sì, grazie, qui comincia a far caldo. Toh, guarda chi si vede? Francesco Arone e i suoi piedi scalzi.
Gli automobilisti milanesi cominciano a dar segni di squilibrio. I podisti milanesi rispondono mandandoli a quel paese. O ingiuriando le mamme altrui che è sempre un classico.
Altro Gatorade. Altri chilometri. Altra spugna. Curva stretta a San Vittore. Chi è il pazzo che ha disegnato questo cuneo all'incrocio tra Via Foppa e Via Washington? Non si poteva usare quella stradina carina che taglia bene l’angolo? Simpatico il biondino dei
Road Runners.
Da qui in poi è un tutta discesa. Un soffio. Polmoni che esplodono.
CityLife. Le ultime spugne.
Corso Sempione. La torre della Rai. Quella del Filarete all'orizzonte. Il Gatorade. Quasi non riesco neanche più a bere.
La cancellata del parco. Le moto che con i fotografi. Per favore, almeno stavolta fatemi delle foto decenti.
Il cartello dell'ultimo chilometro. Ce la posso fare. La terra battuta. Sto parlando da solo.
Il fianco dell'Arena. L'ultima curva.
La pista d'atletica. I piedi che affondano sulla superficie soffice.
Il traguardo. Le braccia levate al cielo.
È finita. Quanto ho fatto?
Non ci posso credere.
Clamoroso al Cibali!. Senza aver dormito. Con la testa da un'altra parte. 5 minuti e 3 secondi meglio dell'ultima volta. È il mio nuovo record personale.
17:25 Coincidenze. Oggi sono 4.113 chilometri che non mi parla. Per la prima volta da quando ci conosciamo, i chilometri corsi
da solo sono più di quelli fatti
insieme.
Credo siano passati abbastanza giorni e abbastanza chilometri per fare questo.
Caro XXX (a secondo dei casi, sostituisci col tuo nome, il tuo soprannome o con uno di quei
nominogli coccolosi che ti facevano spalancare gli occhi quando li dicevo a voce troppo alta per strada. Questo blog è assolutamente pubblico: ci passano i miei fratelli, i miei amici e più o meno tutti quelli che conosco. Non si vedono ma ci sono. Ci passano le persone che hai conosciuto e quelle che non hai mai voluto incontrare perché temevi si potesse sapere di te, di me, di noi... Ogni tanto c'è passato anche Simon ma sai che di lui puoi fidarti.
In rete, come nella vita vera, la tua identità resta un segreto che non sarò io a rivelare. Chi non ha avuto la fortuna di conoscerti sostituisca con un nome, un soprannome o un nomignolo di fantasia, o con quello di una persona amata. La sigla non significa nulla. Non è una cosa sessuale. Non significa "Ex Ex Ex". Non c'entra niente con noi due. È solo un modo per rispettare la tua privacy).
17:51 La parentesi è venuta troppo lunga. Ricomincio.
Caro XXX,Hai scoperto questo blog il
20 ottobre dello scorso anno. Ci sei arrivato dopo aver letto per alcuni mesi tutto ciò che succedeva da
Cooper (che scrive molto meglio di me) e da
Insy (che non scrive bene come Cooper, ma riesce sempre a strapparmi un sorriso, anche quando sono di pessimo umore) . Visiti queste pagine
tre o
quattro volte al giorno. Soltando
due nel weekend.
Sette se pubblico una mia
foto senza vestiti (lo so, ho molti meno muscoli di un tempo).
Nove se sono così stupido da
farmi male correndo (grazie: è bello sapere che qualcuno ancora si preoccupa per la mia salute).
Un paio di settimane fa sei sparito da questi schermi per una decina di giorni. Nello stesso periodo, ho registrato dei collegamenti da
Bangkok: venivano dal tuo
MacBook con tastiera italiana (se non era lui, allora era il suo gemello cattivo e io non sono più tanto bravo a decifrare la tabella dei log). Sono sicuro che le pagode del
Wat Phra Kaew non sono mai state così belle come nelle tue foto.
Adesso sei tornato e hai ripreso le vecchie abitudini. Arrivi, ti metti in un angolo, leggi i miei post, controlli i commenti e non dici nulla. Taci. Resti in silenzio. E, come al solito,
il tuo silenzio è una delle poche cose che riescano davvero a ferirmi. Perché non capisco mai se stai solo cercando il coraggio per iniziare un discorso o se invece stai covando dentro qualcosa che prima o poi mi esploderà addosso.
Mi fa male ma non importa. Va bene così.
Visto che non vuoi parlare, lo faccio io.Mi hai detto che se non volevo più stare con te, allora dovevo uscire per sempre dalla tua vita. Mi hai chiesto di non contattarti. Mi hai scritto che qualsiasi gesto provassi a fare per starti vicino ti sembrava privo di senso. Eppure, eccoti qua.
Ho passato le ultime notti cercando di mettere in fila i pensieri e le parole. Ho immaginato almeno venti versioni di questo post. Ho anche provato a buttar giù qualche riga ma non veniva mai niente di buono. Mi sembrava di dire cose banali, scontate, già dette. E, in effetti, ti ho già detto tutto. Ti ho scritto un moleskine intero per spiegarti il mio punto di vista. E oggi non potrei farlo in modo diverso, né con altre parole. Quindi lo pubblico qui, in versione censurata e con abbondanti tagli, eliminando tutte le parti intermedie, i salti in avanti e quelli indietro, le cose che non c'entravano, quelle che erano solo mie, quelle che riguardavano altre persone e quelle che il pudore mi consiglia di non pubblicare.
[omissis][omissis][omissis][omissis]Confermo tutto. Non so perché passi da queste parti, se c'è qualcosa che vorresti dire o se stai solo cercando di scoprire qualcosa.
Sei comunque il benvenuto. Resta in silenzio e odiami pure se questo ti fa stare meglio. Però ricorda che potrai sempre contare su di me. Se non saprai dove comprare l'anello per Anna... Se ti servirà un paio d'organi... Se vorrai che qualcuno ti abbracci forte mentre apri i risultati di un brutto esame del sangue... Se avrai bisogno di una spalla su cui piangere... Ogni volta che avrai davvero bisogno di un amico, sai dove trovarmi.
Per qualsiasi altra cosa, ci sono delle regole. La prima, la più importante, è che sia tutto alla luce del sole. E, per favore, basta bugie. Perché io non ho niente da nascondere e non c'è nulla di cui mi debba vergognare. E lo stesso dovrebbe valere per te. Ma se cerchi solo qualcuno con cui vedere un film, andare in vacanza e fare del sesso senza complicazioni, allora rivolgiti altrove. Non hai bisogno di me per andare al cinema. E io non ho bisogno di traslocare a Mykonos, o da qualsiasi altra parte, per essere felice. Quanto al sesso, puoi trovare di meglio: lo sai che a letto sono una frana e che senza complicazioni non mi diverto.
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In ogni caso, sempre e comunque,
forza noi.Visualizzazione ingrandita della mappa