venerdì 26 settembre 2014

Storie di famiglia 2

I miei nonni materni non potevano essere più diversi. Lui era quello serio e compassato, lei era creativa e ribelle. Lui veniva da un piccolo paese dell'entroterra siciliano, lei era nata e cresciuta in città, a Napoli. lui aveva studiato legge, lei musica. Lui era un funzionario dello Stato, lei una pianista. Lui era nomade per ragioni d'ufficio, lei amava mettere radici. Si conobbero ad un funerale, quello del padre di lui, e fu amore a prima vista. Abitando in luoghi lontani, continuarono a frequentarsi per lettera e telegramma. Quando lei accettò di sposarlo, mise una sola regola: lo avrebbe seguito ovunque in giro per l'Italia, da Bolzano a Reggio, da Perugia a Palermo, ma i loro figli, già borbonici per ragioni genetiche, sarebbero stati anche partenopei per diritto di nascita.

Così, ogni volta che il termine si avvicinava, mia nonna partiva, non importa da dove, non importa con quali mezzi, non importa nemmeno che si fosse in guerra o in tempo di pace. Lei partiva, e l'unica cosa che le premeva davvero era che quei cinque bambini venissero tutti al mondo in un certo letto di una certa stanza di una certa casa di un certo palazzo del Vomero. E che appena nati, venissero portati sul balcone, a respirare l'aria di Napoli e a rendere omaggio al Vesuvio.

2 commenti:

  1. bella storia: capisco che la cocciutaggine sia una roba di genetica quindi .... Un abbraccio, amico mio!

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  2. In confronto a mia nonna, io sono la persona più arrendevole del pianeta.

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