A parte un paio di segnali cancellati, una concha e una freccia che guardavano in direzioni opposte e la guida che mi ha mandato sulla passerella pedonale sbagliata, il Cammino Inglese è proprio ben segnalato. Alla faccia di chi diceva il contrario. Tiè, tiè, tiè!
Ed è pure un cammino molto bello. Lasciato l'Arsenale e superati i cantieri navali, si apriva a Fene seguendo la ría, una baia lunga e stretta tra le colline che la bassa marea trasforma in una sterminata distesa di sabbia e fango (ma ieri sera era il paradiso dei canottieri e dei pescatori). Distanza per il pellegrino: venti chilometri. Distanza per tutti gli altri: soltanto due (gli altri prendono il ponte che attraversa la ría e si dimenticano del panorama).
Da Fene ci si arrampica sulla collina fino a Pontedeume e da lì fino a Miño attraverso la solita successione di boschi di eucalipto che fanno tanto Galizia
Cammino inglese anche nel clima. Pioggia al mattino e poi grigio, grigio e ancora grigio. Meravigliosamente fresco e malinconico, con le spiagge bianche sullo sfondo. E non so a voi, ma a me il mare di settembre, quando è ormai troppo freddo per tuffarsi in acqua ma fa ancora troppo caldo per mettersi i calzoni lunghi, è sempre piaciuto un sacco.
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