La fine del mondo c'era piaciuta.
Va bene, non era come l'avevamo sognata. Non c'era il mare in tempesta. Il sole non era rosso come il sangue. E non c'erano schiere di demoni pronte ad aggredire i dannati. Ma c'era piaciuta lo stesso.
C'era piaciuto stare seduti sotto il faro e guardare l'orizzonte.
C'era piaciuto anche camminare lungo la strada ormai buia, e raccontarci come eravamo arrivati fin la'.
Ma non eravamo soli. C'erano troppe persone. Estranei. Turisti. Gente che non poteva capire. E il paese era troppo grande, troppo rumoroso, troppo distratto per accorgersi di noi.
Avevamo bisogno di una conclusione diversa. Piu' intima. Avevamo bisogno di Muxia.
E cosi' siamo partiti. Di nuovo. Verso nord. Al buio. Con i cani che giravano liberi per strade e sentieri e non avevano l'aria di essere proprio mansueti.
Il panorama lungo il cammino e' selvaggio: a sinistra la Costa de la Muerte, a destra le colline coperte di boschi.
Muxia e' attraente come un avamposto di pescatori norvegesi. Le case sono squadrate, come nei disegni dei bambini. I muri, per lo piu', sono rivestiti di lamiera ondulata dipinta di colori accesi: rosso, giallo, verde, blu.
In fondo alla penisola ci sono il santuario dedicato alla Vergine della Barca e il Monte Corpino, uno spuntone di roccia spazzato dal vento. Un vento incessante che cerca sempre di buttarti giu'.
Forse e' il posto che cercavamo.
mh o continui il viaggio con Aitor o ormai Tolkien si è impadronito di te parli come Gollum.
RispondiEliminaIl tuo cammino è stato bellissimo ed è stata un'emozione leggerti.
Il mio tesssoro...
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