Già a quattordici anni trascinavo mia sorella in giro per Londra con tre obiettivi soltanto: una salopette verde, delle All Stars color crema e qualsiasi cosa avesse a che fare col dorato mondo dei musical.
A certe cose ci si rassegna fin da piccoli. Dall'alto dei suoi undici anni, mia sorella aveva ormai capito che, in un modo o nell'altro, ero destinato a fare un brutta fine, probabilmente per mano di qualche bullo. Quindi, dovendo scegliere quale passione stroncare sul nascere, ha preferito salvarmi dalle divise marziane e dalle scarpe di tela. I bulli le avrebbero notate troppo facilmente. Per il resto, poteva solo sperare che non cominciassi a parlare di Gene Kelly e Cyd Charisse con le persone sbagliate.
Ricordo ancora la nostra prima volta nel West End: Metropolis al Piccadilly Theatre, estate del 1989. Uno spettacolo incredibile, decine di attori, cantanti e ballerini. Orchestra dal vivo, fuoco, effetti speciali. Una società divisa in schiavi e padroni. Un giovane ricco, una bella operaia, un finale tragico ma romantico. Come si può resistere a una trama così? E, soprattutto, come si può resistere a un mondo in cui le persone non hanno paura di esprimere i propri sentimenti? Un mondo dove la gente si ferma, smette di parlare, accenna due passi di danza e comincia a cantare? Un mondo di gatti ruffiani, campanari deformi, adolescenti laccati e scienziati transilvani?
Lo confesso: quando si parla di musical non so essere obiettivo. Sono geneticamente programmato per amare il genere e le sue storie melense. Mi basta poco: un po' di musica, una bella coreografia e una scenografia degna di questo nome. In pratica, non c'è spettacolo che non abbia amato. Le poche eccezioni si contano sulle dita di una mano: The Phantom of the Opera (una noia mortale), il Romeo e Giulietta di Cocciante e -da oggi- Mamma Mia!
Proprio non riesco a capire il successo di questa "cosa". 32 milioni di spettatori nel mondo: un clamoroso caso di allucinazione collettiva. 24 canzoni messe lì alla rinfusa e una trama inesistente. A teatro rende anche peggio che al cinema: lì almeno c'era Meryl Streep a giustificare il prezzo del biglietto. Qui si salvano solo i ragazzi con le mute in neoprene quando comincia Lay all your love on me. Il resto è uno strazio, a partire dal pubblico in sala che canta come al karaoke.
Se volete vedere un signor musical, compratevi l'ultima versione di Jesus Christ Superstar. Non c'è paragone.
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Distanza: | 25,410 km | |
Tempo: | 2 02' 00'' | |
Velocità media: | 12,50 km/h |
km corsi negli ultimi 6 mesi: | 1.529,375 | |
km corsi negli ultimi 12 mesi: | 2.523,142 |
It chi stavi seminando con questo giro?
RispondiEliminasarà stato ubriaco
RispondiEliminammm concordo con marcus...
RispondiEliminaSecondo me sta cercando di comporre dei disegno visibili dallo spazio
RispondiEliminaspiegazione plausibile. ma cosa voleva disegnare? io ci vedo un papero vestito come elvis con le zeppe
RispondiEliminaScusate il ritardo. E' stato un week molto lungo e faticoso. Vince Mau. Stavo cercando di mettermi in contatto con l'astronave madre. Marcus, niente alcol: per ballare nudo sui tavoli mi basta l'acqua minerale.
RispondiEliminaUna cassa di San Pellegrino al tavolo... grazie!
RispondiEliminaOddio... Perrier ? Recoaro?
...Bodoit?
San Benedetto, ça va sans dire
RispondiElimina... oopppsssss....
RispondiElimina;)
RispondiEliminaSarà che non sono ferrato nel genere, ma a me invece Mamma mia! (il film) è piaciuto un sacco!! Boh...
RispondiEliminaè piaciuto anche a me. 5:49? dormire mai?
RispondiEliminaEnrico*
RispondiEliminaIo il film l'ho visto con Cooper e forse l'emozione di stare al buio con lui non mi ha permesso di concentrarmi come avrei dovuto.
Marcus
Vedi il post successivo.
it: io dico sempre "per fortuna che mamma mia l'ho visto con itboy, almeno c'era qualcosa di interessante da guardare"
RispondiElimina:))))
su mamma mia ormai sappiamo come la pensiamo, ne abbiamo già parlato... ma non sapevo che avessero fatto il musical di Metropolis! credo che fritz lang si sia rivoltato nella tomba, ma che fighezza!!
Uno dei musical più belli di sempre. Regia di Jerome Savary (e scusate se è poco). Erano riusciti persino a riprodurre gli ascensori e la sala macchine di Fritz Lang. Se vuoi ti faccio una copia del CD.
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